I giorni di bonaccia

Ora, non sempre il vento, che in Dervio è svizzero, si presenta. Ci sono giornate in cui si impigrisce e si perde in chi sa quale vallata. Pare che a volte appaiano ariette velate così affascinanti che il vento si dimentichi gli impegni presi e perda la testa dietro alle ariette. Poi, se per caso le ariette si lasciano prendere affascinate dagli sbuffi ventosi, il vento svizzero si trasforma in soffio mostrando il suo carattere tutto italiano. Timbra, ma poi sparisce come nella migliore tradizione nostrana. Quando questo accade il mondo Orza Minore rallenta il passo e si permette di fare vacanza. Le ariette velate sono infatti turiste estive, è raro che si presentino in altre stagioni per distrarre il nostro vento, così la base Orza Minore ed il suo pratone diventano il palcoscenico di giornate tranquille passate in chiacchiere, bagni, aperitivi, e sole. È il momento in cui ci si ferma a cullare nei propri pensieri la vita e le fatiche altrui; oppure a farsi portare sull’onda di un sorriso in mondi imprevisti che si aprono all’improvviso. Il mondo adulto si prende una pausa e si gode i risvolti prodotti dai mille rivoli che l’occasione del vento perduto procura. E’ un equilibrio perfetto tra l’immobilità totale del sole addosso ed i continui viaggi al bar da Sabrina dove ogni cosa è la migliore del mondo perché viene accompagnata da verde prato e blu lago. Mentre gli adulti si muovono in questo equilibrio di poli opposti, i ragazzi Orza Minore si appropriano di attrezzature, base e spazi che diventano gli scenari di mille fantastiche avventure di cui a noi non è dato sapere, ma che sono presentissime ai loro occhi. Siccome la gente Orza Minore è comunque gente di vela, un occhio a turno, tra ragazzi ed adulti, è sempre lanciato all’orizzonte. Quando accade che il nome Breva o Tivano venga pronunciato e poi confermato, perché il vento svizzero non ha acchiappato le ariette velate, oppure se n’è anticipatamente stancato; il Mondo Orza Minore, senza bisogno di parole, si trova vestito da vela e va alle barche pronto ad uscire. Adulti e ragazzi. Sono uscite corte per mancanza di tempo ed alquanto rilassate, ma perfette per chiudere le giornate di ozio. È poesia, per chi rimane a terra, vedere il mondo sportivo, al momento distratto, ricomporsi alla spicciola, mettersi in moto ed uscire in acqua. Quando questo accade, ed io non sono tra loro, mi siedo a guardare l’uscita di ognuno e del proprio impegno; chi in deriva, chi in cabinato, chi da solo, chi in equipaggio, chi lupo di lago e chi in flottiglia; perché ognuno di loro ha modi diversi per armo e per vestito ed è uno spettacolo mettere gli occhi in tanta molteplice perfezione. Io lascio poi che l’occhio si perda amici e vele nel lago e aspetto perché ancor più bello è guardarne il rientro. Il lago perde il colore blu e prende i colori bianco, rosso, arancione e verde perché cabinati e derive, tutti con il muso puntato su Orza Minore, lo solcano a distanze uguali e andature simili, tutto si ordina, la baldanza si placa e la natura un poco si zittisce. È sera e tutti sono appagati, uomini e cose. Le barche attraccano, il mondo Orza Minore torna alla base, spicciolo come era partito, ma concentrato; così movimenti capaci spogliano e ripongono le imbarcazioni prima di passare ai propri indumenti e di pensare al proprio corpo che ha bisogno di liquidi e docce. Se guardi i volti di chi è appena rientrato ci leggi la fatica che appaga e diverte e vedi che i segni del lavoro in acqua sono nascosti dietro a sguardi felici e corpi rilassati. E’ un momento attimo che avviene tra il disarmo e la doccia quello che amo di più perché è lieve e silenzioso, ma pieno di esperienza provata; anche il sole ne ha un tale rispetto da oscurarsi dietro alla cima della montagna. Poi tutto cambia; tornano i colori degli abiti da sera e la gente si anima perché c’è un aperitivo da preparare ed una grigliata da curare. Io incido nella mia mente l’attimo dal sole oscurato, prendo un bicchiere e brindo al vento perso in ariette e poi ritrovato.