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L’inchino

Avete presente le calde giornate di prima estate? Quelle in cui i tacchi sprofondano nel cemento ed è impossibile camminare al sole perché brucia la pelle già abbronzata? Lei ci stava camminando dentro per andare a fare colazione con l’amica di sempre. Portava una canotta senza intimo ed una gonna sotto al ginocchio, messe un poco a caso e non proprio coordinate, non aveva trucco se non il colore del fine settimana al sole, solo i piedi erano particolarmente curati dentro ai sandali alti. Era in cuffia; ascoltava la musica, sentita un milione di volte, solo perché fa star bene. Stava vagando nei suoi pensieri, erano bei pensieri, di quelli che sfamano. A guardarla appariva beata. Le canzonette facevano da colonna sonora ai ricordi di quel fine settimana non programmato che le aveva regalato un turbinio di sensazioni sepolte o forse nemmeno mai provate. Era stato uno di quei week end che ti risvegliano un poco più donna e lei se lo era goduto tutto. Lo aveva bevuto, ma ancora non digerito perché voleva tenerselo dentro per poterlo rivivere qualche altra volta.
In quel particolare momento era tornata nel pieno della notte, quando era uscita sul terrazzo a godersi l’aria notturna, ma poi era stata distratta da una sensazione improvvisa di caldo ai piedi che l’aveva stravolta. Su tale sensazione lei rise appagata, vedendo il mondo davanti a sé, senza però guardarlo. E fu lì che lo notò. Era un uomo sulla cinquantina in giacca blu, di quelle estive che permettono al corpo di respirare, aveva pochi capelli ed era abbronzato. Lei notò che si era sorpreso al suo riso, ed ora la guardava con gli occhi a mezzo ammirati ed a mezzo stupiti. Forse aveva pensato che quel sorriso fosse per lui, ma non lo era; era per un altro corpo. Lei però rispose a quel gesto gentile, restituendogli un sorriso fatto di occhi e di bocca, movimenti impercettibili, che lui acchiappò. A quella replica lui reagì; si spostò, si mise sul fianco per darle strada e poco prima che lei passasse si inchinò con la mano sul cuore. Lei gli passò davanti senza smettere di guardarlo negli occhi e senza togliersi di dosso l’inclinazione delle labbra e non appena gli fu di fianco rese ancora più profondo il sorriso di occhi e di bocca. Poi passò oltre senza cambiare il ritmo dei suoi passi, riempita da quel gesto inaspettato. Caspita! non le era mai capitato di passare al fianco di un uomo inchinato al suo sorriso; il sole al confronto impallidì! Lei tornò al pensiero di ciò che l’aveva resa così bella da far piegare un uomo incontrato per caso all’incrocio. Quel pensiero le mise sete.

Zoccola

Sei decisa donna, sei bella donna, sei indipendente donna, sai vivere nel mondo e scegliere donna, ma ancora ti capita di attraversare una porta e venir chiamata zoccola. Gli occhi di carne maschia mangiano le tue curve piatte ma l’intestino maschio non sa digerire le tue rotondità. Questa digestione è priva di enzima!

Viaggio

Erano i piedi nudi a mezzo sprofondati nella sabbia che le facevano abbassare lo sguardo ed incurvarsi un poco. Pareva che la donna assaporasse ogni singolo granello di quel luogo immenso, tanta era l’accuratezza che metteva nel camminare. In realtà lei stava solo gironzolando in quel mare marrone fatto di acqua arena e vento. Gironzolava coi piedi come a dare il ritmo dell’altro viaggio che stava avvenendo nella sua testa. Tempo addietro si era persa nel vuoto tra se’ ed il mondo. Decise allora di fermarsi e conoscerlo. Nell’ immergersi in quel luogo freddo e mortale agli occhi di molti, aveva invece compreso la straordinaria potenza di quell’isolamento forzato dove si ottiene in dono di rompere l’ovvio e regalarsi l’arcano che tutto cambia. Così a tratti nella sua vita, lei lasciava il quotidiano e correva là dove sola imperava slegata da tutto.

Sarah

Giullare agli occhi del mondo vivi profonde ampiezze. Viaggi in spessori fluidi deridendo il limite naturale. Libera di nascita tu spaventi l’intelligenza stabilita. Sola ti ergi proiettata in visioni nuove, conscia delle distanze che marcano i tuoi legami.

Attraverso un uscio

Erano già le nove e dieci ed era tardi, la conferenza iniziava alle nove. Lui aveva voluto fermarsi qualche minuto in più in quel bar buio e stretto senza motivo, forse per stare ancora un poco solo con quella donna che tempo prima lo aveva ammaliato e che ora gli chiacchierava al fianco tranquillamente, dimentica dei tempi addietro. Lei invece voleva andare. Il tema tecnico della serata affascinava la parte del suo cervello che adorava perdersi nei concetti difficili e quella era un’occasione ghiotta. Era la sua serata intellettuale. Finalmente lasciarono il bar. Lei aveva bevuto uno Spritz, alzandosi lo sentì tutto e pregò che non gli ottenebrasse troppo la mente perché da lì alle prossime due ore doveva averla tutta a disposizione e già si portava addosso la stanchezza di una giornata di lavoro. Chiacchierando amabilmente arrivarono alla sede e suonarono alla porta perché era chiusa. Aprì uno tra gli uomini che avevano organizzato l’evento, lui e la donna si conoscevano, c’era sicuramente rispetto reciproco, forse l’inizio di un’amicizia. Lui vero professionista, lei pura amante, le due facce dello stesso soldo. Appena l’uscio si aprì lei sorrise d’istinto, e d’istinto guardò il viso di chi apriva. L’espressione di lui cambiò in un nano secondo, quello che lei vide dipinto sul viso del quasi amico fu puro stupore, le disse qualcosa del tipo: “tu qui?” e lei si intimidì chiedendo a sua volta: “ Posso?”. Il viso di lui si aprì in un sorriso rilassato e facendola entrare le disse all’orecchio: “Certo … e poi sei socia …” Lei si sentì accolta ed entrò, con l’amico dietro. Voi mi chiederete: ma perché ci racconti la storia di un ingresso ad una conferenza?” Perché non è solo il racconto di un ingresso in una sala, ci fu un’altra esperienza dietro a quel oltrepassare una soglia. Un’esperienza che nutrì il cuore di lei, mentre chiunque altro era ignaro. Quanto tempo era che non le accadeva di essere la causa di un’emozione forte abbastanza da poterla leggere chiaramente sul viso di un uomo? Troppo!… aveva dimenticato. Nemmeno sul viso dei suoi amanti leggeva più alcuna emozione nei suoi confronti; erano tutti amanti meccanici.
Ma quell’uomo, in fondo estraneo, si era stupito del suo semplicemente essere lì, aveva reagito a lei e questo l’aveva fatta sentire viva. Per un momento millimetro avevano danzato la cresta delle emozioni. Quella di lui, era stata una pura reazione, sganciata da tutto e senza nessun altro significato, ma bellissima perché donava vita. Lei si sentì causa e le piacque. Entrando lei si chiese: “Quanto tempo è che non reagisci così ad un altro essere umano?” “Troppo tempo, un tempo infinito” si rispose. Così quel passaggio attraverso un uscio la caricò di vita e le ricordò che parte della sua umanità stava nel lasciarsi stupire dalle persone. Ma la conferenza era ormai iniziata e ora doveva prestare attenzione alla direzione di tutte quelle forze che giocavano tra loro piegando, incurvando, tirando e, a volte, spezzando.

Il volo lontano

Stasera vi racconto del viaggio di Fata Acqua e Valisi, è un viaggio di fate e non ci appartiene; però a me è caduto in mano mentre scorrevo tra i libri le dita. Queste due fate, dai tratti dolci, ma volitivi si sono unite in ciò che nel mondo fatato è chiamato il Volo Lontano. Ogni essere alato lo affronta almeno una volta nella propria vita. Loro hanno deciso di farlo assieme. Si assomigliano queste due fate ed hanno destini vicini; così stanno attaccate per darsi forza. Ora dovete sapere che il Volo Lontano è impegnativo alla fate ed ucciderebbe qualsiasi mortale cercasse di farlo. Il Volo Lontano implica sentire ciò che è fuori dentro senza alcun filtro. Vi faccio un esempio: se fuori piove una fata in Viaggio Lontano non riesce più a capire se piove dentro o fuori di lei. È un esperienza difficilissima per questi esseri così speciali perché il loro mondo è un mondo vario e composto da tante estensioni così quando invece esso si appiattisce ad un’unica esperienza alle fate pare dover morire. Ma è anche fondamentale perché questo è l’unico modo per dare alle fate il potere che nasce dal viaggiare in mondi diversi. Nel Volo Lontano ogni fata deve trovare la forza con la quale cambiare il dentro uguale al fuori in quel mondo colorato e vario che in realtà le appartiene. Questa è la forza propulsiva che le permette poi di viaggiare di qua e di là tra i mondi reali. Quando una fata riesce a vincere se stessa facendo esplodere tutte quelle dimensioni che ha dentro e fuori da sé, il mondo fatato si inchina all’impresa e regala alla fata il contenitore per portare sempre con sé l’energia di tale impresa. È una semplice bacchetta di legno, a volte una stellina le adorna la punta. Sono semplici le fate anche se tanto potenti. Ecco che oggi Fata Aria e Valisi sono in viaggio a cercare la loro forza. Tutte le altre fate si tengono lontane perché è loro vietato avvicinare una fata in Viaggio Lontano, ma i loro occhi sono puntati sulle due amiche. Ogni fata sostiene l’altra guardandola, a volte semplicemente pensandola, è uno dei loro tanti poteri. Io, in realtà, credo di aver visto Fata Fuoco, Fata Aria e Astro Vulcano volare nervose attorno alla casa delle Dame Sul Lago in attesa di notizie da parte delle due Fate in viaggio. Loro aspettano che il Viaggio Lontano finisca e Fata Acqua assieme a Valisi riportino a casa le loro nuove bacchette.

Fata Terra beata

Ho incrociato per coincidenza Fata Terra. Era beata! Io mi sono un poco stupita perché Fata Terra beata non l’avevo mai vista. L’ho vista volare radente e sconquassare le viscere umane, oppure regalare fuochi vitali, l’ho pure vista volteare infuriata ed imbizzarrita arrotolando un pezzo di mondo con dentro me, ma vederla beata è veramente cosa diversa.

Avete presente la delicatezza di una piccola piuma bianca portata dal vento in una giornata di blu sereno? E riuscite a riportare nel corpo la sensazione provata nel vivere il vostro istante perfetto; quello dove tutto è al suo posto e nulla è fuori di posto? Ecco Fata Terra beata è l’insieme di queste due cose. L’ho vista gongolarsi cadendo nell’aria sopra alla foresta australiana, là nella regione del Queensland, dove la terra s’arresta di colpo mentre il controluce del tramonto brucia quell’infinito di alberi e verde. In quel luogo, a me pareva pure di sentire i pappagalli cantare tanto lei beatamente cascava. Quando si accorse della mia presenza furtiva dentro al suo mondo mi parlò. “Che fai tu qui essere umano? Questo non è il tuo posto!” Così le risposi: “Lo so Fata Terra, perdona la mia intrusione, ma ho sentito il tuo senso beato e non ho potuto non corrergli dietro e qui mi sono poi ritrovata.” “E ora cosa pensi di fare?” mi restituì. “Vorrei poterti chiedere cosa ti è accaduto da renderti così compiutamente beata” io le risposi. “E’ un segreto di fata!” mi disse guardandomi dritto da sotto ai suoi riccioli. Poi il suo viso si aprì nel sorriso di chi sa di aver combinato qualcosa e la sua voce intonò: “ Stavo facendomi un giro dentro al mio animo umano, quello che sta dentro al corpo che uso nel vostro mondo; volevo giocare a nascondino con le sue emozioni ed i suoi sentimenti. Giocando, ho stanato la rabbia più nera, rincorso l’innamoramento che brucia e portato a toppa l’amore profondo un paio di volte, ma sono stata battuta in velocità da gelosia e gratitudine perché sono incredibilmente veloci. Tu sai, vero, che le fate possono decidere di respirare dentro a se stesse ogni sfumatura dell’animo e del corpo umano? Dunque, ti stavo dicendo, finito il gioco, stanchi e sudati com’eravamo, io, emozioni e sentimenti abbiamo deciso di andare a prendere un the tutti assieme.  Bene, intanto che uscivo dal mio corpo umano, accompagnata dalla vostra parte mutevole, ho toccato per sbaglio una leva; penso che fossi dentro al cervello, ma non sono poi tanto sicura del luogo. Non ho fatto apposta, sono stata sbadata, ma ormai ciò che era fatto, era fatto; e così aspettai per vedere il danno compiuto. Ma con mio enorme stupore scoprì che la leva spostata mi rese beata. Allora mi incuriosì e volli vedere cosa era successo al mio essere umano, lasciai i miei compagni di gioco ancora intenti a bersi il the e tornai sui miei passi. La leva governava una grossa tenda ed io l’avevo per sbaglio aperta; così io, fatta umana, riuscii a vedere me fata, emozioni e sentimenti uscire da me. All’iniziò la me umana non ci badò, ma poi si rese conto che allora lei non era la rabbia, nè l’innamoramento né nessuna delle emozioni e dei sentimenti che in quel momento si stavano bevendo il the là fuori assieme a me. Nei miei panni umani, mi sentii gongolare beata nell’idea, per esempio, che io non ero amore, ma, sì, l’amore era me ed io lo potevo guardare mentre se ne stava tranquillo al bar a bere il suo the. In quel momento preciso capii che essere o non essere non è il problema, perché gli esseri umani sono e non sono congiuntamente, dormono, ma non sono il sonno, amano, ma non sono quell’amore, lavorano, ma non sono la professione e via via così. Pensato questo , la mia umanità si sentì beata e leggera. Era così bella quella sensazione che me la sono portata nel mondo fatato che tu hai trovato.” Io timidamente le chiesi cosa era successo alla sua parte umana rimasta senza emozione. Lei mi rispose: “ Lei ora sa di essere senza essere; lei sa di essere beata senza beatitudine e di non essere beatitudine quando è beata. Le ho regalato il senso d’umano.” Non mi parlò più, ma continuò a volteggiare leggera e beata su quella natura incontaminata.

Fata Astro Vulcano

Or vi voglio raccontare di Fata Astro Vulcano. Lei ha il fuoco che le ribolle dentro; esso è il fluido che scorre nelle sue vene. Ma il fuoco non scorre solo dentro di lei, arrossandole le guance; il fuoco è anche il suo propulsore e così lei attraversa, risplendente, la volta celeste più velocemente di ogni altro essere fatato.
Il fuoco è un propulsore potente e Astro Vulcano lo usa in ogni cosa. Ma non dovete pensare che Astro Vulcano nel mondo umano sia solo forza ed energia, nel mondo umano Astro Vulcano è una delicata porcellana sensibile ai movimenti, soprattutto quelli causati dagli esseri umani. È sensibile proprio perché dentro le scorre tale fluido vitale che non è liquido; così, ad ogni movimento, al fluido non liquido si imprime una forma e Astro Vulcano è così obbligata a guardarsi dentro ogni volta per capire se le piace la forma che le è stata impressa prima che il magma diventi roccia porcellanata. Se non le piace attiva il suo propulsore e volando annulla quelle forme fastidiose, aumentando a tal punto la sua temperatura che il mondo la ammira chiamandola stella cadente. Ma non è una stella cadente, quella che gli umani guardano con il naso all’in su; è Astro Vulcano che sta recuperando la sua forma di Fata. È successo che un uomo bello cercò di conquistarla; lo fece imprimendole nelle carni fatate la sua propria forma. Cercò di ritagliarla per sedercisi comodo pensando di avere a che fare con carni umane, non sapendo che invece lui si era imbattuto in carni fatate, nutrite dal fuoco. Astro Vulcano si accorse di questa nuova forma creata in lei dall’amato e non le piacque per nulla. Allora si scrollò, si girò su se stessa, roteò, rimbalzò tra il Sole e la Luna un paio di volte finchè tornò ad assumere la sua forma fatata. Il bell’uomo si spaventò di tutto quello sconquasso ed arretrò nascondendosi perché a lui era ignoto il modo di lei. Fata Astro Vulcano, nella sua forma più smagliante di Fata, allora, rallentò e si avvicinò a lui con molta gentilezza. Lo prese per mano e gli soffiò nell’orecchio un pensiero d’amore. Ovviamente, venendo da Astro Vulcano era un pensiero infuocato che scaldò le sue fantasie. Chissà cosa gli sussurrò, ma lui divenne ancora più bello. Uscì dal suo nascondiglio perché aveva capito che lei era un dono raro, da non temere; capì che non poteva compararla con altre perché come lei non ce ne era. Avete mai sentito di donne che sussurrano pensieri infuocati dopo aver rimbalzato tra Sole e Luna? Astro Vulcano continuò con la sua vita di Fata Infuocata andando a trovare il bell’uomo di tanto in tanto. Lui non invecchiò mai, perché lei un giorno lontano gli sussurrò all’orecchio pensieri di vita. Rimasero amanti, sapendo lui che era impossibile contenere un vulcano e tenere fermo un astro; sapendo lei che quell’uomo bello era fatto di carne umana che si bruciava se esposta troppo al calore.
Fu una vita lunga la loro, ove ognuno visse con pienezza se stesso, ma fu anche una vita fatta di intensi incontri nei quali si fondevano tra loro; quelli erano incontri di carne e di fuoco.

Fate e legami carnali

Or dovete sapere che ier’altro era un giorno speciale alle Fate. Accade, infatti, che questi esseri alati si leghino carnalmente agli uomini. Quest’ultimi, ignari della loro reale natura, le trattano quali donne normali. Le Fate sono femmine, sono donne, ma non smettono mai di essere fate. Così a volte succede che qualcuno di questi carnali legami si rompa perché l’umano non riconosce il fatato. Nel mondo umano, quando qualcosa si rompe è un grande guaio, ma nel mondo fatato quando qualcosa si disfa incomincia la vita, quella nuova, diversa, che porta energia e rende giovani ancora. Ier’altro per le Fate era uno di quei giorni di inizio. Si riunirono tutte per celebrare l’addio carnale di Fata Terra ad uno degli esseri umani.

Per prima arrivò Fata Aria portando del caffè ghiacciato, poi arrivò Fata Valisi che accompagnava la sua grazia corporea con petali di rosa dai mille toni di rosso e di giallo. Poi arrivò Fata Vulcano. A voi ancora non è familiare Fata Vulcano, Lei è una Fata imponente, porta anche un soprannome, cosa rara tra le fate, la chiamano Astro perché risplende di forza brillante, che può lanciare all’intorno, e vi assicuro lo fa, colpendo chiunque abbia bisogno una scossa. Ma il cuore di Astro Vulcano è fatto di fuoco vitale, che la rende amata tra le Fate. Lei arrivava da un lungo viaggio, entrando si accorse che le scappava pipì e così salutò velocemente le Fate già giunte e si appartò. Quando una Fata va in bagno l’universo vicino si eclissa per darle privacy e così gli umani contemplano questi meravigliosi fenomeni astrali di lune e pianeti che spariscono lasciando il mondo nella fredda e tremolante luce bianca spettrale oppure totalmente al buio. Ier’altro non fu diverso.

Quando finalmente al mondo la luce tornò calda, le fate erano tutte pronte per celebrare l’evento.

Non sono incontri adatti ad occhio ed orecchio umano, perché le Fate allontanano il vecchio legame carnale per preparare il corpo al nuovo considerando il mondo degli uomini sola carne maschia. L’essere umano si offenderebbe a sentire tali parole rivolte verso di sè. Per le Fate, però, è un processo normale di rinnovamento. Per ricordare a se stesse la loro essenziale natura, le Fate incaricano una di loro di non partecipare completamente al rito, ma di tenersi un poco in disparte e rammentare con parole e sguardi che il mondo fatato è altro. Questa volta toccò a Fata Valisi essere la sentinella dei valori alti. E lei lo face con la grazia e la gentilezza che le appartengono.

Fata Aria, Fata Terra e Fata Astro Vulcano si immersero nella carne maschia e la morsicarono riempiendosi i sensi. Ogni umano toccato dal loro morso, ignaro, sentì nell’animo d’essere oggetto, ma nulla potè per cambiare il suo stato perché la forza maschia soccombe a quella fatata. Assieme rinnovarono il corpo di Fata Terra così da essere pronto per nuove unioni. Scamparono al massacro solo gli amanti ancora amati da grande amore, ma il resto del mondo maschio fu triturato nel fisico e nell’anima; non uno si salvò. Così si usa tra Fate per dire addio ai legami carnali. Poi venne il momento di aprire Fata Terra al nuovo e siccome erano Fata Aria e Fata Vulcano a serbare in cuore un amante amato da grande amore, iniziarono a cantare il loro legame d’amore e la carne maschia lasciò spazio alla carne amata. I toni si placcarono e sul volto delle Fate s’accesero sguardi d’amore. Raccontando la forza e la purezza di tali unioni le Fate chiamano il nuovo che deve accadere.

Ora Fata Terra era pronta di nuovo, pulita nell’animo e piena di vita. Così tutte le Fate, baciate le guance, si sono disperse nell’aria frizzante del cielo notturno. Il mondo ha sussultato quando le Fate sono passate; l’avete sentito?

Incontri di fate

Accade che le fate si incontrino nelle calde sere d’estate, sono raduni festanti e non programmati, semplicemente accadono.
C’è sempre un motivo perché più fate siano contemporaneamente in luogo, ma raramente sono motivi che appartengono al mondo umano.
Or è successo che a Fata Terra si spezzò un’ala; l’entusiasmo di fare l’ha fatta incastrare in un ramo una fredda mattina di inverno e l’ala s’è torta. Tutte le fate hanno sentito l’acuto dolore nelle loro ali … è così che si è saputo dell’incidente di Fata Terra; ieri ogni fata ha sentito il richiamo ancestrale, ha guardato in cielo e la luna era crescente … così la festa ha avuto inizio.
Nalisi è arrivata per prima portando sul volto l’arcobaleno, era accaldata e felice per essere stata così vicino al sole degli Elfi; con lei c’era la Fata delle Maree anche lei con l’arcobaleno sul volto ed un grande sorriso che parlava dell’orgoglio di essere madre guardando i suoi Elfi sul carro festante della vita.
Le due fate si muovevano sinuose nei loro vestiti estivi che lasciavano liberi i corpi di esprimersi. Fata Terra, ferita nell’ala, partecipava con gli occhi a quei movimenti che rinfrescano l’anima e destano i corpi. L’arcobaleno portato sul volto dalle due fate si era spostato nel aria e tutto avvolgeva con i suoi colori vivaci e caldi …. ma ecco che arriva anche Fata Aria piegando un poco l’arcobaleno, era felice Fata Aria perchè si era appena recata nel mondo degli orchi per un pranzo sul lago. Tra tutte le fate, Aria è la più brava a farsi amare dagli orchi sarà perché, con il suo essere gentile, li circonda tutti e a loro piace sentirsi dentro quel vortice dolce. Fata Aria riempì il raduno di parole e frasi entusiaste che parlavano di luoghi bagnati ed eleganti, le parole si fusero con l’arcobaleno e la fate si trovarono immerse in un mondo notturno colorato, bagnato e ridente per ciò che ogni fata aveva portato con sé.
Si muovevano festose le fate in questo luogo d’incontro ove una musica lontana dava il ritmo a quella danza che occhio umano avrebbe incantato, i piedi nudi giocavano con la terra giochi d’intesa, le gambe si univano all’arcobaleno in danze eleganti portando i loro corpi a fondersi con la notte, le mani con le dita dalle unghie smaltate rincorrevano gli astri in forme magnetiche; danzando sfioravano l’ala di Fata Terra con le loro vesti d’estate e ad ogni tocco l’ala acquistava forza e potenza fino a guarire del tutto.
Il mondo umano non si accorge di questi incontri, sente solo un intenso profumo di vita che risveglia i sensi … solo pochi conoscono il significato di quell’ istantaneo e fortissimo richiamo ….
Venne fame alle fate dopo tutto questo danzare; si fermarono ed anche il mondo umano ebbe un sussulto di quiete, si sedettero bevendo champagne e si saziarono con cotolette ed anguria parlando tra loro tranquille, poi tutte si alzarono insieme, con movimenti leggeri sistemarono i loro vestiti d’estate, si baciarono baci d’amore ed ognuna volò la dove apparteneva, anche Fata Terra volò con le sue ali rinate.
Nel mondo degli umani fu solo notte.