grown up and grown down
Guardare
Gioia
Maschi puntata 2- Il primo Bacio
Il viaggio degli affetti
Maschi puntata 1- Il sapore speciale della vita
Maschi puntata 3 – Lezioni di storia
Capitava che quell’immagine inchiodata nella sua memoria tornasse a trafiggerla lasciandola senza respiro e senza possibilità di cambiamento. Era un volto sul quale si erano posati i suoi occhi una mattina di tanti anni prima quando la vita stava sbocciando e tutto era ancora da scoprire e da vivere. Non ricordava perché Lui si fosse girato, sapeva solo che si era girato e le aveva parlato. Sapeva anche che per anni Lui aveva continuato a sederle accanto e a parlarle accarezzandola con gli occhi e con i suoi sorrisi. Erano diventati amici, ognuno con la propria vita che però scompariva quando, durante quelle lezioni di Storia i loro corpi si sfioravano, forse con intenzione o forse no, proiettandoli in una dimensione dove la voce del professore diventava la grancassa dei loro sensi impazziti. Lei sapeva che quella confusione apparteneva ad entrambi, ma per tutti quegli anni nessuno dei due ne fece parola all’altro. Era un legame non legato. Era un amore non amato. Fra loro c’erano amici, fidanzati, luoghi di vita e forse loro stessi che mai permisero all’emozione della confusione di trasformarsi in altro. Riuscirono solo a sedersi sempre uno a fianco all’altra per tutti gli anni di università, sfiorandosi. Riuscirono anche a condividere un appartamento per un intero anno, ma la distanza tra loro continuò ad essere infinita ed infinitesimale allo stesso tempo. Poi un giorno ci fu un grande abbraccio, lui le sorrise con gli occhi come era solito fare, lei bevve quello sguardo come era solita fare corrispondendolo, si strinsero forte e la loro vita iniziò a correre verso destini distinti; non si videro più.
Negli anni ogni tanto Lei era tornata ad accarezzare quel volto con gli occhi rivivendo ogni singola emozione delle lezioni di Storia.
Negli anni Lui era diventato il suo sospeso.
Un sospeso non millesimato dallo scorrere del tempo perché passato e presente ancora erano parte della stessa realtà; poi, un giorno, Lei si era resa conto che il volto della memoria probabilmente non era più così nella realtà, che lo scorrere della vita lo aveva sicuramente solcato come aveva solcato il suo.
Fu allora che il sapore del suo sospeso passò da dolce ad amaro.
Lei non riusciva a corrompere quel non detto, quell’esplosione di sensi racchiusa nelle ore di lezione, con il trascorrere del tempo della vita nella realtà perché avrebbe significato doverli trasformare nel niente che erano.
Ciò significava anche dover sopprimere l’attualità della propria giovinezza ammettendo a se stessa che il presente aveva definitivamente sovrascritto il passato annientandolo e Lei questo non riusciva a pensarlo, tanto meno ad viverlo.
Fu così che tagliò il tempo e ci mise in mezzo la vita, scelse di allontanare la gioventù da sé, la spostò un po’ più indietro per mantenere intatte le lezioni di Storia.
Il volto di Lui non venne più scalfito dal passare del tempo; quello sguardo profondo ed il suo dolce sorriso rimasero sempre intatti dentro di Lei, nessuna nuova immagine di Lui li sovrascrisse, Lui rimase bellissimo non invecchiando mai.
Ogni qual volta Lei tornava con gli occhi a frequentare il corso di Storia, Lui aveva un luogo per continuare a sfiorarla, forse con intenzione o forse no, trafiggendola e lasciandola senza respiro.
Lei salvò la propria integrità rendendo Lui immortale.
Il sidro
La Dama del Lago
C’era una volta una Dama del Lago, tal titolo le era stato regalato da un’amica che vedendo i suoi riccioli in controluce stagliarsi contro l’acqua rilucente, un giorno in gioventù, le aveva detto: “Sembri un Dama” e Lei aveva aggiunto ridendo: “del Lago!”. Da allora era diventata la Dama del Lago. Era bello tal nomignolo perché portava con se’ nobiltà e leggerezza, profondità e naturalezza, spazio infinito e fortificazione, così le era diventato caro e se lo era tenuto stretto. Tal nome, come spesso accade ai nomi, aveva iniziato a vivere da se’ ed i rapporti tra loro si erano ribaltati, non più lui serviva lei, ma lei era diventata sua suddita e la distanza tra loro si era ampliata fino a divenire palpabile. Quel nome racchiudeva la purezza perfetta del suo stato nobile, dovuto a quella nascita spontanea, purezza incorruttibile dal passare del tempo, momento fisso nel passato, momento fisso nel presente e momento fisso nel futuro; mentre lei aveva vissuto il tempo dentro a quel nome e, azione dopo azione, tutto quel fare l’aveva curvata spostando il suo sguardo dall’orizzonte del lago al campo del suo palmo . Nonostante ciò Lei era ancora vassallo del suo nomignolo e cercava nella nuova visione creata dal fare delle sue mani anziché dall’essere della sua persona quella purezza di gioventù, l’infinito e la fortificazione. Il nome, vedendola così ricurva, ma così tenace, per grande affetto verso di Lei volle riavvicinarsi. Allora, un giorno, non più in controluce di un tramonto sul lago, ma di fronte ad una lampada puntata al suo lavoro, la solita amica le aveva detto non sarai più La Dama del Lago, ma sei comunque La Dama dell’Ago! Così il nome tornò a Lei, passando per un apostrofo, lasciando il tempo fisso di gioventù ed abbracciando il tempo vissuto di maturità.