Di nuovo Orchi

Era molto caldo ed il mare mormoreggiava tranquillo quando mi capitò di rincontrare l’orco che sapeva suonare; quello in cui mancava armonia ma era forte la dipendenza quando l’aria parlava di gioventù, vi ricordate ?
Avevo con me alcuni datteri colti da poco, ed io so la passione degli orchi per questi frutti, ma sapevo anche, perché lo avevo sentito, che qualcosa in lui era storto … allora, spinta da un senso di simpatia perché, sì è vero mi pestò un piede, ma per farlo ebbe il coraggio di avvicinarmisi fino a toccarmi, allora, dicevo, gli chiesi se voleva dei datteri.
Era stupito, ma in fondo nemmeno molto; rispose grazie, lanciò un dattero nella sua bocca e mi raccontò. Parlava come solo gli orchi san fare, ma io ascoltavo distrattamente le sue parole perché, per altre vie, quell’orco schiacciato mi aveva catturato facendomi un regalo inaspettato.
Nascosta tra le espressioni del suo volto c’era una cosa che mi apparteneva da anni, ma che gli avevo lasciato, non so neppur io perché. Non l’aveva sgualcita, ma nemmeno se ne era preso particolarmente cura, essa era rimasta semplicemente lì. Appiccicata a lui era rimasta la parte grande del mio cuore, quella capace di cambiare la forma alle cose. Essa era bella, viva e splendente e lui me la stava restituendo, completamente ignaro di ciò che accadeva tra gli spazi lasciati muti dalle sue parole, tutto preso com’era dal suo discorso.
È così che ho capito cosa avevano gli orchi che a me mancava! Ed è così che ciò che era mio è tornato a me!
Or succede che poco dopo inciampai nuovamente nell’orco che pensava di essere il centro del mondo, e che mi pestò l’altro piede; ormai però non mi mancava più il pezzo di cuore dimenticato e credo che lui se ne accorse perché piantato nel centro del suo mondo guardò verso di me e mi sorrise … non aveva più paura che io potessi respingere la forma del suo universo, sapeva che il mio cuore completo poteva creare, disfare e contenere qualsiasi forma venisse dagli altri o da me.
Così ci parlammo, solo parlammo.
E siccome non c’è due senza tre mi capitò di passare del tempo con l’orco che mi ruzzolò addosso inciampando in se stesso. Ricordate anche lui? Quello un poco diverso dagli altri?
Lui continua ad inciampare, ed inciampando lancia con i piedi tutti i sassi che incontra, ho provato a creare per lui tante forme col cuore, tutte quelle che la mia fantasia riuscisse a pensare, ma pare che nessuna lo aggradi e siccome fa male essere colpita dai sassi e la forma rotonda delle ceste manco mi piace poi tanto, l’ho salutato col sorriso sul volto, ma dentro al mio cuore gli ho detto addio fintantoché non la smette coi sassi.
Queste le sorti dei miei tra amici orchi, uno ora parla senza riuscire più a smettere, l’altro continua a sentirsi il centro del mondo mentre il terzo ha preso il vizio di lanciare sassi coi piedi.
Son belli gli orchi, perché quando meno te l’aspetti cambiano forma alle cose così solo per farti gli scherzi. Ma ora io sono in grado di star loro affianco, perché sbadatamente uno di loro mi ha restituito ciò che gli avevo lasciato ed io posso così contenere tutte le forme che vogliono assumere …. anche quella del niente, pur mantenendo intatto in me il bello del mio sentire.