Fata Terra beata

Ho incrociato per coincidenza Fata Terra. Era beata! Io mi sono un poco stupita perché Fata Terra beata non l’avevo mai vista. L’ho vista volare radente e sconquassare le viscere umane, oppure regalare fuochi vitali, l’ho pure vista volteare infuriata ed imbizzarrita arrotolando un pezzo di mondo con dentro me, ma vederla beata è veramente cosa diversa.

Avete presente la delicatezza di una piccola piuma bianca portata dal vento in una giornata di blu sereno? E riuscite a riportare nel corpo la sensazione provata nel vivere il vostro istante perfetto; quello dove tutto è al suo posto e nulla è fuori di posto? Ecco Fata Terra beata è l’insieme di queste due cose. L’ho vista gongolarsi cadendo nell’aria sopra alla foresta australiana, là nella regione del Queensland, dove la terra s’arresta di colpo mentre il controluce del tramonto brucia quell’infinito di alberi e verde. In quel luogo, a me pareva pure di sentire i pappagalli cantare tanto lei beatamente cascava. Quando si accorse della mia presenza furtiva dentro al suo mondo mi parlò. “Che fai tu qui essere umano? Questo non è il tuo posto!” Così le risposi: “Lo so Fata Terra, perdona la mia intrusione, ma ho sentito il tuo senso beato e non ho potuto non corrergli dietro e qui mi sono poi ritrovata.” “E ora cosa pensi di fare?” mi restituì. “Vorrei poterti chiedere cosa ti è accaduto da renderti così compiutamente beata” io le risposi. “E’ un segreto di fata!” mi disse guardandomi dritto da sotto ai suoi riccioli. Poi il suo viso si aprì nel sorriso di chi sa di aver combinato qualcosa e la sua voce intonò: “ Stavo facendomi un giro dentro al mio animo umano, quello che sta dentro al corpo che uso nel vostro mondo; volevo giocare a nascondino con le sue emozioni ed i suoi sentimenti. Giocando, ho stanato la rabbia più nera, rincorso l’innamoramento che brucia e portato a toppa l’amore profondo un paio di volte, ma sono stata battuta in velocità da gelosia e gratitudine perché sono incredibilmente veloci. Tu sai, vero, che le fate possono decidere di respirare dentro a se stesse ogni sfumatura dell’animo e del corpo umano? Dunque, ti stavo dicendo, finito il gioco, stanchi e sudati com’eravamo, io, emozioni e sentimenti abbiamo deciso di andare a prendere un the tutti assieme.  Bene, intanto che uscivo dal mio corpo umano, accompagnata dalla vostra parte mutevole, ho toccato per sbaglio una leva; penso che fossi dentro al cervello, ma non sono poi tanto sicura del luogo. Non ho fatto apposta, sono stata sbadata, ma ormai ciò che era fatto, era fatto; e così aspettai per vedere il danno compiuto. Ma con mio enorme stupore scoprì che la leva spostata mi rese beata. Allora mi incuriosì e volli vedere cosa era successo al mio essere umano, lasciai i miei compagni di gioco ancora intenti a bersi il the e tornai sui miei passi. La leva governava una grossa tenda ed io l’avevo per sbaglio aperta; così io, fatta umana, riuscii a vedere me fata, emozioni e sentimenti uscire da me. All’iniziò la me umana non ci badò, ma poi si rese conto che allora lei non era la rabbia, nè l’innamoramento né nessuna delle emozioni e dei sentimenti che in quel momento si stavano bevendo il the là fuori assieme a me. Nei miei panni umani, mi sentii gongolare beata nell’idea, per esempio, che io non ero amore, ma, sì, l’amore era me ed io lo potevo guardare mentre se ne stava tranquillo al bar a bere il suo the. In quel momento preciso capii che essere o non essere non è il problema, perché gli esseri umani sono e non sono congiuntamente, dormono, ma non sono il sonno, amano, ma non sono quell’amore, lavorano, ma non sono la professione e via via così. Pensato questo , la mia umanità si sentì beata e leggera. Era così bella quella sensazione che me la sono portata nel mondo fatato che tu hai trovato.” Io timidamente le chiesi cosa era successo alla sua parte umana rimasta senza emozione. Lei mi rispose: “ Lei ora sa di essere senza essere; lei sa di essere beata senza beatitudine e di non essere beatitudine quando è beata. Le ho regalato il senso d’umano.” Non mi parlò più, ma continuò a volteggiare leggera e beata su quella natura incontaminata.