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Attrazione

Lui era giovane, lei non così giovane. Quasi due lustri li dividevano. A cena lui prese la mano di lei e le disse: “Sei proprio una bella persona”, lei sorridendo gli rispose: “allora vivimi…” e’ così che si avvicinarono, anche se, in realtà, la chimica aveva già scritto il loro immediato futuro. Gironzolando per il borgo, lungo quella stradina diroccata, proprio dove c’è il lampione giallo, lui la baciò. Fu uno dei baci più lunghi che lei avesse mai ricevuto, forse fin troppo lungo perché’ lei, ad un certo punto, si scoprì a pensare quanto molesta fosse la luce del lampione negli occhi. Le venne voglia di girarsi per tornare a concentrarsi sul bacio di lui, ma era in bilico su quei ciottoli che litigavano con i suoi tacchi, così non si mosse per non far ruzzolare entrambi nel vuoto e passò il resto del bacio, che proprio non voleva finire, ad amare lui e odiare il lampione giallo. La serata lasciò il posto alla notte. Una notte rara, perché raro fu l’incontro di quei due corpi estranei. In queste occasioni possono avvenire diversi tipi di scambi amorosi; quello tragico dove entrambi pensano; “ ma dove mi sono cacciato”; oppure quello unipersonale dove uno vede le stelle e l’altro non vede l’ora di andare. Poi c’è quello monorgasmico dove e’ bello per entrambi, ma poi bisogna essere dei chiacchieroni per riempire il tempo che avanza. C’è quello pluriorgasmico che assomiglia al precedente, ma ha la proporzione dei tempi al contrario ed il livello di piacere leggermente più alto ed, in ultimo, c’è l’ amore che rapisce. Questo trascina lei in uno stato continuo d’orgasmo, dove ciò che cambia e’ l’intensità del momento così, alla vista, possono sembrare multiple conclusioni, ma, in realtà, e’ solo una notte che sale e scende dentro allo stesso piacere che mai si interrompe. Lui, creatore del godimento continuo di lei, si perde ed arriva a sentire cosa significhi estasi. Quando questo accade si finisce la notte dormendo abbracciati. Loro al mattino si svegliarono sentendo l’uno l’abbraccio dell’altra. Che fare? Le loro menti si erano sganciate dodici ore prima, ma ora tornavano fredde a lavorare. Lui decise: che sì, ma che no. Lei decise: vediamo. Continuarono a incontrarsi per un poco, poi lui iniziò a negarsi finche’, un giorno, sgattaiolò via senza dirle nemmeno una parola, un pochettino come fanno i ladri quando se ne vanno alla chetichella con il bottino; lei continuò semplicemente a guardare.
Quel magico incontro di una notte finì, tempo dopo i fatti descritti, con le seguenti frasi su whattsup: lei: “non mi piace quando le persone spariscono senza degnarsi di dirti qualcosa e salutarti” lui: “ non mi piace come si e’ evoluta la situazione. Tutto qui.” Lei: “ Nemmeno a me. Tutto qui.” Lui: ”mi dispiace.”
Lei poi pensò: “uomini….non ce ne e’ uno con le palle….” Lui invece pensò: “ donne….che due coglioni….”
….questo e’ il sesso ai tempi nostri…
Allora a me viene in mente D’Annunzio che cento anni fa amava le donne e poi ci creava romanzi.

Indifferenza

Come una bussola senza magnete, sei intellegibile ai miei sensi. Io lava tuffata in mare mi ritrovo roccia spenta dal suo sale. Uomo inebriami di alito divino affinché io possa resuscitarmi alla vita.

A Roberto

Hai preso la mia femminilità ferita dalla chemio, l’hai spogliata e poi baciata. Sei bella hai detto. Un cappello che scivola, un sorriso e un bacio. Così restituisci il mondo maschio alla mia vita. Profumo di uomo!

Cancro

La mia carne e’ piatto della furia nera. Mi divora vorace e incontinente. Ma di Achille l’animale porta il tallone; là, incastrata tra le sue carie, ha una perla bianca. Virile e’ la tua mano seduta al fianco della mia fragilità. Io entro nei tuoi occhi mi stendo e dormo. Il mostro non sa usare gli stuzzicadenti ….

L’inchino

Avete presente le calde giornate di prima estate? Quelle in cui i tacchi sprofondano nel cemento ed è impossibile camminare al sole perché brucia la pelle già abbronzata? Lei ci stava camminando dentro per andare a fare colazione con l’amica di sempre. Portava una canotta senza intimo ed una gonna sotto al ginocchio, messe un poco a caso e non proprio coordinate, non aveva trucco se non il colore del fine settimana al sole, solo i piedi erano particolarmente curati dentro ai sandali alti. Era in cuffia; ascoltava la musica, sentita un milione di volte, solo perché fa star bene. Stava vagando nei suoi pensieri, erano bei pensieri, di quelli che sfamano. A guardarla appariva beata. Le canzonette facevano da colonna sonora ai ricordi di quel fine settimana non programmato che le aveva regalato un turbinio di sensazioni sepolte o forse nemmeno mai provate. Era stato uno di quei week end che ti risvegliano un poco più donna e lei se lo era goduto tutto. Lo aveva bevuto, ma ancora non digerito perché voleva tenerselo dentro per poterlo rivivere qualche altra volta.
In quel particolare momento era tornata nel pieno della notte, quando era uscita sul terrazzo a godersi l’aria notturna, ma poi era stata distratta da una sensazione improvvisa di caldo ai piedi che l’aveva stravolta. Su tale sensazione lei rise appagata, vedendo il mondo davanti a sé, senza però guardarlo. E fu lì che lo notò. Era un uomo sulla cinquantina in giacca blu, di quelle estive che permettono al corpo di respirare, aveva pochi capelli ed era abbronzato. Lei notò che si era sorpreso al suo riso, ed ora la guardava con gli occhi a mezzo ammirati ed a mezzo stupiti. Forse aveva pensato che quel sorriso fosse per lui, ma non lo era; era per un altro corpo. Lei però rispose a quel gesto gentile, restituendogli un sorriso fatto di occhi e di bocca, movimenti impercettibili, che lui acchiappò. A quella replica lui reagì; si spostò, si mise sul fianco per darle strada e poco prima che lei passasse si inchinò con la mano sul cuore. Lei gli passò davanti senza smettere di guardarlo negli occhi e senza togliersi di dosso l’inclinazione delle labbra e non appena gli fu di fianco rese ancora più profondo il sorriso di occhi e di bocca. Poi passò oltre senza cambiare il ritmo dei suoi passi, riempita da quel gesto inaspettato. Caspita! non le era mai capitato di passare al fianco di un uomo inchinato al suo sorriso; il sole al confronto impallidì! Lei tornò al pensiero di ciò che l’aveva resa così bella da far piegare un uomo incontrato per caso all’incrocio. Quel pensiero le mise sete.

Zoccola

Sei decisa donna, sei bella donna, sei indipendente donna, sai vivere nel mondo e scegliere donna, ma ancora ti capita di attraversare una porta e venir chiamata zoccola. Gli occhi di carne maschia mangiano le tue curve piatte ma l’intestino maschio non sa digerire le tue rotondità. Questa digestione è priva di enzima!

Raffa

La tua carne maschia ti si stringe intorno e ti toglie il respiro. Tu chiami libertà ciò che ai miei occhi e’ limite mentre muori asfissiato. Io vedo la tua pelle ingabbiarti nella banalità del virile. Dentro di te un mondo infinito muore sbattendoti addosso. Ragazzo non uomo prendi le tue viscere, regalale al cuore e poi vivi. Allora bello sarà l’averti accanto.

Al mio compagno sconosciuto

Ti ho colto come una virgola inscritta nelle pagine fitte della mia vita contenuta. Sei un esplosione di sensi che protegge gelosamente la goccia primordiale del mio essere donna. Sconosciuto ai miei occhi, compagno di vita eterna mi hai guardato desiderandomi. Ogni giorno mi rendi caleidoscopio di esperienze rare imboccandomi di vita. Tu non mi sazi mai e ancora non ti ho assaggiato. Sensuale possibilità mi cerchi sicuro dei tuoi desideri.

Remo

Mordi spizzichi di vita già vissuta pensando di sovrascrivere il vuoto che ti logora. Bugiardo a te stesso sprechi il respiro divino mentre alla tua progenie regali catene di schiavitù infinite. Io salgo su quei lacci d’oro e ballo suoni di libertà alla mia discendenza attonita. Guardami! Il mio occhio non porta trucco.

Attraverso un uscio

Erano già le nove e dieci ed era tardi, la conferenza iniziava alle nove. Lui aveva voluto fermarsi qualche minuto in più in quel bar buio e stretto senza motivo, forse per stare ancora un poco solo con quella donna che tempo prima lo aveva ammaliato e che ora gli chiacchierava al fianco tranquillamente, dimentica dei tempi addietro. Lei invece voleva andare. Il tema tecnico della serata affascinava la parte del suo cervello che adorava perdersi nei concetti difficili e quella era un’occasione ghiotta. Era la sua serata intellettuale. Finalmente lasciarono il bar. Lei aveva bevuto uno Spritz, alzandosi lo sentì tutto e pregò che non gli ottenebrasse troppo la mente perché da lì alle prossime due ore doveva averla tutta a disposizione e già si portava addosso la stanchezza di una giornata di lavoro. Chiacchierando amabilmente arrivarono alla sede e suonarono alla porta perché era chiusa. Aprì uno tra gli uomini che avevano organizzato l’evento, lui e la donna si conoscevano, c’era sicuramente rispetto reciproco, forse l’inizio di un’amicizia. Lui vero professionista, lei pura amante, le due facce dello stesso soldo. Appena l’uscio si aprì lei sorrise d’istinto, e d’istinto guardò il viso di chi apriva. L’espressione di lui cambiò in un nano secondo, quello che lei vide dipinto sul viso del quasi amico fu puro stupore, le disse qualcosa del tipo: “tu qui?” e lei si intimidì chiedendo a sua volta: “ Posso?”. Il viso di lui si aprì in un sorriso rilassato e facendola entrare le disse all’orecchio: “Certo … e poi sei socia …” Lei si sentì accolta ed entrò, con l’amico dietro. Voi mi chiederete: ma perché ci racconti la storia di un ingresso ad una conferenza?” Perché non è solo il racconto di un ingresso in una sala, ci fu un’altra esperienza dietro a quel oltrepassare una soglia. Un’esperienza che nutrì il cuore di lei, mentre chiunque altro era ignaro. Quanto tempo era che non le accadeva di essere la causa di un’emozione forte abbastanza da poterla leggere chiaramente sul viso di un uomo? Troppo!… aveva dimenticato. Nemmeno sul viso dei suoi amanti leggeva più alcuna emozione nei suoi confronti; erano tutti amanti meccanici.
Ma quell’uomo, in fondo estraneo, si era stupito del suo semplicemente essere lì, aveva reagito a lei e questo l’aveva fatta sentire viva. Per un momento millimetro avevano danzato la cresta delle emozioni. Quella di lui, era stata una pura reazione, sganciata da tutto e senza nessun altro significato, ma bellissima perché donava vita. Lei si sentì causa e le piacque. Entrando lei si chiese: “Quanto tempo è che non reagisci così ad un altro essere umano?” “Troppo tempo, un tempo infinito” si rispose. Così quel passaggio attraverso un uscio la caricò di vita e le ricordò che parte della sua umanità stava nel lasciarsi stupire dalle persone. Ma la conferenza era ormai iniziata e ora doveva prestare attenzione alla direzione di tutte quelle forze che giocavano tra loro piegando, incurvando, tirando e, a volte, spezzando.