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La regata Pasqualina.

La regata Pasqualina comincia la sera di Pasqua. Prima boa e’ riuscire a finire il porcellino. Sì perché’ al presidente non piace l’agnello allora Donato le cucina il maialino. Mentre il cuoco si prende cura dell’animale, fuori si fa a gara di tiri a baseball con palla da football oppure si centrano i canestri con il frisbi. Poi la cena comincia e il maialino diventa parte di ognuno bagnato dal vino rosso. La serata però non finisce con i dolci, ma divisi in due squadre ad indovinare scarabocchi disegnati sulla lavagna delle lezioni. Sì perché non c’è regata senza compagnia. Poi la mattina dopo alle dieci si fanno gli equipaggi. A me e’ toccato in sorte Roberto e Michele. Ho due pilastri! Roberto e’ l’uomo timone, Michele e’ il tattico e l’uomo spin, io sono la donna tangone e cazza scotte oltre che schiaccia scafo. Il vento e’ tanto e l’onda pure, ma non e’ figlio della termica così non si merita il nome di Breva, e noi non glielo diamo, ma ce lo facciamo comunque amico. La prima prova siamo invelatissimi, ma Roberto non ne sbaglia una aiutato dalle poche parole di Michele. Io devo imparare le mie sequenze. La prima regata passa mentre Roberto diventa un tutt’uno con barca e vento; Michele scrutando gli altri equipaggi diventa il campo di regata spazzato dal vento e solcato dagli altri scafi rossi. Io mi fondo con la maniglia, il tangone e le cime dello spin. Siamo secondi! Nella seconda regata troviamo l’armonia nel silenzio della concentrazione. Primi! La terza regata partenza esemplare, bolina perfetta siamo primi, ma lo spin si incaramella nel senso che diventa una carta di caramella su strallo e fiocco e noi ci impieghiamo tre bordi a disfare quel guaio. Ultimi. Siamo sfiancati, ma la concentrazione rimane. Loro due sono come macchine da guerra, io gli sto dietro al massimo che posso. Si perché, non ve l’ho detto, ma la regata Pasqualina unisce i campioni con i principianti. E’ il modo Orza di onorare il trionfo della vita sulla morte. Siamo di nuovo primi. La regata si chiude tra gli equipaggi che si salutano e congratulano e poi tutti insieme verso il porto. Siamo così stanchi che nessuna imbarcazione issa il fiocco. Si rientra di sola randa. Ormeggiate le barche, fatte le docce, ci ritroviamo per la premiazione e ci sta pure una lezione di tattica fatta sugli errori piu’ grossi acchiappati con l’occhio da Riccardo, l’allenatore dell’agonistica, anche lui al timone di un Orza 6 oggi. Ma l’ultima vera boa della regata Pasqualina e’ la cena con gli avanzi di Pasqua condita dai racconti di tutti e intrisa dalle risa felici di chi oggi ha litigato con quel vento cui nessuno ha dato il nome di Breva. Ora siamo sulla via di casa, con gli occhi e l’anima pieni di questo posto incantato e con il cuore ringiovanito dall’amicizia di un gruppo di persone che oggi si e’ fatta regata.