La Dama del Lago

C’era una volta una Dama del Lago, tal titolo le era stato regalato da un’amica che vedendo i suoi riccioli in controluce stagliarsi contro l’acqua rilucente, un giorno in gioventù, le aveva detto: “Sembri un Dama” e Lei aveva aggiunto ridendo: “del Lago!”. Da allora era diventata la Dama del Lago. Era bello tal nomignolo perché portava con se’ nobiltà e leggerezza, profondità e naturalezza, spazio infinito e fortificazione, così le era diventato caro e se lo era tenuto stretto. Tal nome, come spesso accade ai nomi, aveva iniziato a vivere da se’ ed i rapporti tra loro si erano ribaltati, non più lui serviva lei, ma lei era diventata sua suddita e la distanza tra loro si era ampliata fino a divenire palpabile. Quel nome racchiudeva la purezza perfetta del suo stato nobile, dovuto a quella nascita spontanea, purezza incorruttibile dal passare del tempo, momento fisso nel passato, momento fisso nel presente e momento fisso nel futuro; mentre lei aveva vissuto il tempo dentro a quel nome e, azione dopo azione, tutto quel fare l’aveva curvata spostando il suo sguardo dall’orizzonte del lago al campo del suo palmo . Nonostante ciò Lei era ancora vassallo del suo nomignolo e cercava nella nuova visione creata dal fare delle sue mani anziché dall’essere della sua persona quella purezza di gioventù, l’infinito e la fortificazione. Il nome, vedendola così ricurva, ma così tenace, per grande affetto verso di Lei volle riavvicinarsi. Allora, un giorno, non più in controluce di un tramonto sul lago, ma di fronte ad una lampada puntata al suo lavoro, la solita amica le aveva detto non sarai più La Dama del Lago, ma sei comunque La Dama dell’Ago! Così il nome tornò a Lei, passando per un apostrofo, lasciando il tempo fisso di gioventù ed abbracciando il tempo vissuto di maturità.