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Coniglioelefante

Era mattina presto; la casa mezza chiusa mostrava i segni dell’imminente partenza della famiglia. La sera prima i nonni avevano lasciato l’isola, ed in mattinata anche loro avrebbero fatto lo stesso. Lei proprio non aveva voglia di svegliarsi, forse per non dover affrontare l’idea della partenza, oppure la fatica delle pulizie di fino, oppure semplicemente stava bene al calduccio delle coperte e di quel sonno curioso. Ma non erano della medesima idea i suoi due figli che già dalle prime ore dell’alba armeggiavano in giro per i locali; così, in quel preciso momento, lei si ritrovava con un occhio aperto ed uno chiuso, un piede nel sonno e l’altro nella ciabatta. Aveva chiaro il senso dei suoi due figli, il maschio, un ragazzetto di dieci anni, e la femmina, ancora molto piccola. Provava quella consapevolezza propria delle mamme che sempre sanno dove siano i propri figli qualsiasi cosa elle facciano, sia che sian deste, sia che dormano abbondantemente. Lei infatti dormiva e guardava i suoi figli in contemporanea. Il ragazzetto aveva spalancato la portafinestra proprio di fianco al suo letto e la fece rabbrividire sotto alle coperte per la ventata di aria freddissima che era arrivata da fuori. Senza pensare lei saltò sul letto urlando al ragazzetto cosa mai stesse facendo; però, appena vide il viso divertito di lui che già era passato ad un altro gioco, si addolcì immediatamente e semplicemente disse quasi tra sé: “ …così entrano gli animali…”. Seduta sul letto, senza richiudere la finestra, si girò a giocare con la figlia femmina che a quel punto si era accaparrata un posto nel letto scalandolo con le sue gambette instabili. È così bello coccolarsi i figli nel letto in vacanza …. Non si era ancora decisa ad iniziare la sua giornata ponendo i due piedi per terra, quando vide con la coda dell’occhio qualcosa muoversi vicino alla finestra. “… hai visto che è entrato un animale?” urlò al maschio, muovendo le tende per capire chi fosse l’intruso. Poi le tende si mossero da sole, ed è allora che lei lo vide. Un pupazzo di pezza, a mezzo tra un coniglio ed un elefante era sgattaiolato dentro la loro casa, con le movenze di chi entra in un mondo che non gli appartiene: un poco spaventate, un poco curiose ed un poco affettuose. Lei parve non considerare il fatto che a muoversi fosse un pupazzo, semplicemente disse: “Ciao tu chi sei?” il pupazzo per tutta risposta salto sul cuscino del suo letto a cercare una coccola. Nemmeno lui pareva spaventato da quella situazione. Con lentezza e tanta dolcezza, come si fa con i bimbi piccoli, si avvicinò all’animaletto. “Mamma mia che sporco che sei! Vieni andiamo a lavarci.” In effetti il pupazzo era imbrattato di fango, a tal punto da non capire di che colore fosse la sua stoffa. Prese dolcemente in braccio quella creatura che si lasciò fare tranquillamente e, seguita dai suoi figli stranamente fermi e silenziosi, si diresse verso il bagno. Aprì la porta con la schiena continuando a coccolare il Coniglioelefante con le due mani. Che disastro quella stanza, pareva ci fosse passato un tornado. Salviette e coperte erano sparse per terra e riempivano completamente lavabo, vasca e bidet. Quello doveva essere stato il palcoscenico di qualche gioco fantastico dei suoi due figli quella mattina mentre lei, esausta, dormiva.
“Ma che avete combinato? Su dai aiutatemi a spostare queste coperte dal lavandino; non è così che intendevo: “mettere in ordine” ieri sera…”. Coniglioelefante se ne stava tranquillo tra le braccia calde e pareva godersi quel campo di battaglia umano. I ragazzetti iniziarono a spostare coperte e salviette dal lavandino; e siccome la logica dei bambini non cambia velocemente tutto finì nella vasca da bagno, piegato un po’ così, ma riposto con tanta attenzione. La madre sorrise nel vedere il prodotto di quel gesto adulto nel mondo bambino, richiamò a sé i bimbi ed aprì il rubinetto curando di riempire il lavandino con acqua nè calda né fredda. La piccola portò la sua ochetta gialla per far divertire l’animaletto mentre il ragazzetto apriva e chiudeva i rubinetti copiando i movimenti che sua madre aveva appena eseguito. La donna prese a sciacquare Coniglioelefante parlando dolcemente ora all’animale ora ai suoi figli. Pareva che nessuno desse importanza al fatto che il mondo dei pupazzi ed il mondo reale si fossero incontrati attraverso la loro finestra quella mattina di tarda estate. Coniglioelefante si girava verso ogni suono di voce di quell’intima conversazione disegnando così la forma del dialogo nell’aria sopra al lavandino. Pareva apprezzasse la spugna che pian piano lo liberava dallo strato di fango e lo faceva capire strofinando il naso, una piccola proboscide della misura di un dito con una mora nera in cima e due buchini a forma di orecchie allungate per respirare, lungo la mano che lo stava lavando. La madre prese dalla cima di cose ammonticchiate nella vasca un asciugamano della figlia, quello giallo con l’onda blu sul fianco e ci avvolse il pupazzo strofinandolo bene sul capo per asciugare il ciuffetto di peli biondi che aveva proprio in mezzo alle orecchie. Quando fu soddisfatta dell’operazione asciugatura, mise delicatamente il pupazzo per terra ed in un baleno si ritrovò sola perché bimbi e pupazzetto sgattaiolarono via scomparendo alla vista…. Che fare…? Si guardò in torno e decise che, per quella volta, la casa era stata adeguatamente rassettata dai suoi ragazzi e si poteva quindi partire. Si vestì, cercò i bimbi per assicurarsi che fossero del tutto vestiti e giudicò che sì, lo erano e si dedicò alla colazione. Quella mattina mise non tre, ma quattro tazze sul tavolo con una quantità di latte crescente: un goccio per Coniglioelefante, mezzo bicchiere per la sua piccola, mezza tazza per suo figlio ed una tazza intera più del caffè per sé. Poi mise dei biscotti su un piatto da frutta e chiamò la sua ciurma a raccolta. Fu la colazione più divertente che avessero mai fatto, e la più lunga, che si chiuse in un salto chiassoso giù dalle sedie ed una corsa urlante intorno al tavolo. Con calma lei sparecchiò, rassettò la cucina, chiuse i bagagli, chiuse tutti gli scuri e caricò la macchina. Poi venne il momento della partenza, ma le ci vollero dieci minuti per riuscire a far radunare tutti quanti davanti alla macchina. “Bimbi dobbiamo andare, il viaggio è lungo. Dovete salutare il vostro nuovo amico.” Non fu facile staccare i suoi figli da Coniglioelefante, ma alla fine riuscì a legare la piccola nel suo sedile e a far sedere il ragazzetto al fianco della piccolina. Coniglioelefante guardava senza capire da un dosso rialzato dell’aiuola a fianco al parcheggio. Le portiere si chiusero ed il motore si accese. La macchina mise la retro; è allora che Coniglioelefante capì la situazione. Lo stavano lasciando lì. Si rattristò tantissimo e tutte le parti del suo corpo puntarono verso il giù. Si lasciò andare ed il suo sedere finì sul terreno. È in quel momento che lei guardò nello specchietto retrovisore e lo vide, così seduto per terra come una pietra spenta…. Fermò la macchina ed una portiera si aprì e poi tutti aspettarono. Coniglioelefante guardò, inclinò la testa a destra, si alzò e con un balzo salì. La portiera venne richiusa e le ruote ripartirono. Conoglioelefante si accomodò tra i due seggiolini e lì rimase per tutto il viaggio e per molti viaggi a venire finchè i due bimbi ormai grandi non ebbero più bisogno di lui, allora saltò davanti a far compagnia alla mamma.

Impronte

Impronte di vita regalate al meriggio aspettano scarpe di un poco cresciute; nel frattempo rendono lo spazio vuoto culla delle loro ridenti corse.