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Sorrisi

La vetrata fissa, la seduta continua tra i pilastri, due tavolini, due sedie frontali, un wifi. Sui tavolini quattro computer che litigano lo spazio con libri, piatti, tazze e bicchieri. Sulla panca due uomini, sulle sedie due donne. Due a due. In mezzo il vuoto. Questo e’ il centro del mondo. Qui avviene tutto. Contemporaneamente. A sinistra le spremute ascoltano quello che sembra essere un incontro di lavoro. Le possibili scelte, la loro convenieza occupano lo spazio tra le due bocche. I sospesi seguono le strategie. A turno le idee vengono messe sul piatto, accolte o eliminate come bocconi assaggiati. Universi che si incontrano o scontrano. Viaggi paralleli verso la meta comune. Sopra al tavolino il gran parlare satura l’aria. Un movimento di andata e ritorno. Frenesia di idee. A destra lui la guarda e si sospende. Non riesce a fare altro. Un minuto, due minuti, tre. Il tempo va ma gli occhi si fermano negli occhi. E lei anche. Un doppio sguardo timido e saldo dato e restituito. Incredulo e ancora timido. Lui alza la mano e le accarezza la guancia. Trema e non pronuncia parola. Le sue dita sono fragili pennelli che abbozzano pensieri. Lei e’ immobile e ancora non gira parola. Si sorridono. Silenzio. L’emozione inzuppa l’aria ed il respiro inciampa. I toast freddi stanno sul tavolino obliati. I computers pure. Il silenzio avvolge lo sguardo sospeso mentre due dita continuano ad accarezzale il viso.
Tutto intorno i libri guardano sicuri.
Loro sanno.

Maschi puntata 1- Il sapore speciale della vita

Riuscite a ricordare il primo momento dal sapore speciale della vostra vita?
Il suo sapeva di polenta e latte.
Accadde nell’estate dei suoi dieci anni, quando ancora era la Regina della Collinetta. Come aveva fatto a diventare Regina?
Questo ve l’ho già raccontato!
A quei tempi il mondo era facile; aveva solo 4 classificazioni: scuola, vacanza, maschio, femmina.
Mentre le prime due categorie erano chiare in testa a tutti, le ultime due non poi così tanto. Si sapeva che tutti gli esseri viventi erano divisi in due grossi gruppi: maschi e femmine a parte le lumache che boo!
Quello che ti faceva appartenere all’uno o all’altro gruppo era semplicemente il modo in cui facevi pipì, perché la cacca la facevano tutti comunque nello stesso modo.
Insieme alla cacca qualsiasi altra azione della vita era svolta ugualmente sia che si fosse maschi o femmine. Così, essendo identici se non per quell’unico bisogno, tutti i ruoli di quella società fanciulla erano declinati sia al maschile che al femminile, e lei essendo un capo e femmina era diventata regina.
Ovviamente esisteva anche lui, il capo maschio, che facendo pipì nell’altro modo, era invece ritenuto il Re della Collinetta. Loro erano di regal nascita semplicemente perché nati per primi.
Erano grandi amici, si cercavano sempre, organizzavano i giochi assieme, si scazzottavano spesso tra loro, si prendevano in giro e si difendevano l’un l’altra. A correre…. lui la batteva di poco, essendo più grande, ma non doveva distrarsi se voleva vincere; a botte… lei era pericolosa perché le dava di santa ragione e spesso aveva la meglio; a salire sugli alberi… ognuno di loro ne aveva conquistato uno alto, così erano pari; a giocare al pallone… lei era brava in porta per il resto faceva schifo, lui era bravo ovunque; a sciare… lei era brava, lui un imbranato; … lei non diceva parolacce, lui sì; …lei conosceva tutti, lui non così tutti; per il resto…andavano entrambi a scuola e andavano in vacanza sempre nello stesso posto.
Queste erano cose naturali, date dal fatto di essere bambini.
La vita era così, non cambiava mai, punto!
Quell’estate verso inizio settembre venne organizzata una festa al ChicchiBum, chissà come mai? Non lo avevano mai fatto prima! … Comunque … tutti i bambini furono costretti a parteciparvi essendo ancora obbligatorio per tutti seguire i genitori. Erano una bella ciurma che rasentava le cinquanta teste.
Il Chicchibum, luogo non lontano dalla Collinetta, era normalmente off limits per i bambini dato che per arrivarvi bisognava attraversare una strada trafficata e la cosa non veniva ancora loro permessa; pertanto quella appariva un’interessante trasferta perché si sarebbe potuto giocare, cosa rara, con i bimbi vicini.
Immaginatevi il lavoro del re e della regina: la preparazione al viaggio, il coordinamento delle truppe, l’assegnazione dei ruoli una volti arrivati, cosa fare e cosa non fare a seconda di cosa facevano gli altri….
Il giorno arrivò e la festa iniziò.
Allo scrocchio dell’una la polenta fu pronta. Ai bimbi toccò polenta e latte. Vennero tutti richiamati dai giochi, messi in fila e serviti. Anche al re e alla Regina venne riempito il piatto fondo e consegnato un cucchiaio. Lui le disse: “vieni con me, non farti vedere.” Lei gli corse dietro. Si ficcarono a mangiare sotto ad un tavolo di plastica bianca coperto da una grande tovaglia. Lui fece in modo che la tovaglia li nascondesse da tutti, grandi e bambini. “Ecco qui non ci trova nessuno possiamo starcene un pochino soli io e te! Ti piace la polenta?” disse lui abbracciandola e cercando contemporaneamente di non rovesciare il contenuto del piatto. Lei si girò verso di lui trovandosi con il viso stranamente troppo vicino al suo naso e, guardandolo, gli vide uno sguardo appiccicato agli occhi che non gli aveva mia visto addosso. Un brivido come non ne aveva mai provati le corse giù lungo tutta la schiena e lo stomaco le si ribaltò, poi, come d’incanto, perse tutta la sua sicurezza e spavalderia. Si senti disarmata e spaventata da quella strana nuova intimità. Sentì che tale vicinanza di colpo aveva creato una distanza incolmabile tra lei ed il suo amico maschio. Nel giro di uno sguardo lui non era più il lei maschio, ma un essere distinto capace di far sorgere profonde e bellissime emozioni.
Qualcosa del genere doveva essere successo anche a lui perché quello sguardo ravvicinato per un attimo le parve come imbarazzato ed assieme emozionato. L’occhiata li zitti  entrambi e modificò per sempre il loro sorriso da spensierato a complice.
Finirono la loro polenta e latte nascosti al mondo, ma presenti l’un l’altro come mai prima.
Fu così che sotto a quel tavolo, con la polenta in bocca e la faccia del suo amico a un centimetro dal naso, Lei trasformò lui in Lui, estinse la propria fanciullezza e fece nascere una realtà sconosciuta e tutta da scoprire.
Il mondo dei maschi da allora non fu mai più lo stesso per Lei.

Maschi puntata 3 – Lezioni di storia

Capitava che quell’immagine inchiodata nella sua memoria tornasse a trafiggerla lasciandola senza respiro e senza possibilità di cambiamento. Era un volto sul quale si erano posati i suoi occhi una mattina di tanti anni prima quando la vita stava sbocciando e tutto era ancora da scoprire e da vivere. Non ricordava perché Lui si fosse girato, sapeva solo che si era girato e le aveva parlato. Sapeva anche che per anni Lui aveva continuato a sederle accanto e a parlarle accarezzandola con gli occhi e con i suoi sorrisi. Erano diventati amici, ognuno con la propria vita che però scompariva quando, durante quelle lezioni di Storia i loro corpi si sfioravano, forse con intenzione o forse no, proiettandoli in una dimensione dove la voce del professore diventava la grancassa dei loro sensi impazziti. Lei sapeva che quella confusione apparteneva ad entrambi, ma per tutti quegli anni nessuno dei due ne fece parola all’altro. Era un legame non legato. Era un amore non amato. Fra loro c’erano amici, fidanzati, luoghi di vita e forse loro stessi che mai permisero all’emozione della confusione di trasformarsi in altro. Riuscirono solo a sedersi sempre uno a fianco all’altra per tutti gli anni di università, sfiorandosi. Riuscirono anche a condividere un appartamento per un intero anno, ma la distanza tra loro continuò ad essere infinita ed infinitesimale allo stesso tempo. Poi un giorno ci fu un grande abbraccio, lui le sorrise con gli occhi come era solito fare, lei bevve quello sguardo come era solita fare corrispondendolo, si strinsero forte e la loro vita iniziò a correre verso destini distinti; non si videro più.

Negli anni ogni tanto Lei era tornata ad accarezzare quel volto con gli occhi rivivendo ogni singola emozione delle lezioni di Storia.

Negli anni Lui era diventato il suo sospeso.

Un sospeso non millesimato dallo scorrere del tempo perché passato e presente ancora erano parte della stessa realtà; poi, un giorno, Lei si era resa conto che il volto della memoria probabilmente non era più così nella realtà, che lo scorrere della vita lo aveva sicuramente solcato come aveva solcato il suo.

Fu allora che il sapore del suo sospeso passò da dolce ad amaro.

Lei non riusciva a corrompere quel non detto, quell’esplosione di sensi racchiusa nelle ore di lezione, con il trascorrere del tempo della vita nella realtà perché avrebbe significato doverli trasformare nel niente che erano.

Ciò significava anche dover sopprimere l’attualità della propria giovinezza ammettendo a se stessa che il presente aveva definitivamente sovrascritto il passato annientandolo e Lei questo non riusciva a pensarlo, tanto meno ad viverlo.

Fu così che tagliò il tempo e ci mise in mezzo la vita, scelse di allontanare la gioventù da sé, la spostò un po’ più indietro per mantenere intatte le lezioni di Storia.

Il volto di Lui non venne più scalfito dal passare del tempo; quello sguardo profondo ed il suo dolce sorriso rimasero sempre intatti dentro di Lei, nessuna nuova immagine di Lui li sovrascrisse, Lui rimase bellissimo non invecchiando mai.

Ogni qual volta Lei tornava con gli occhi a frequentare il corso di Storia, Lui aveva un luogo per continuare a sfiorarla, forse con intenzione o forse no, trafiggendola e lasciandola senza respiro.

Lei salvò la propria integrità rendendo Lui immortale.