Attraverso un uscio

Erano già le nove e dieci ed era tardi, la conferenza iniziava alle nove. Lui aveva voluto fermarsi qualche minuto in più in quel bar buio e stretto senza motivo, forse per stare ancora un poco solo con quella donna che tempo prima lo aveva ammaliato e che ora gli chiacchierava al fianco tranquillamente, dimentica dei tempi addietro. Lei invece voleva andare. Il tema tecnico della serata affascinava la parte del suo cervello che adorava perdersi nei concetti difficili e quella era un’occasione ghiotta. Era la sua serata intellettuale. Finalmente lasciarono il bar. Lei aveva bevuto uno Spritz, alzandosi lo sentì tutto e pregò che non gli ottenebrasse troppo la mente perché da lì alle prossime due ore doveva averla tutta a disposizione e già si portava addosso la stanchezza di una giornata di lavoro. Chiacchierando amabilmente arrivarono alla sede e suonarono alla porta perché era chiusa. Aprì uno tra gli uomini che avevano organizzato l’evento, lui e la donna si conoscevano, c’era sicuramente rispetto reciproco, forse l’inizio di un’amicizia. Lui vero professionista, lei pura amante, le due facce dello stesso soldo. Appena l’uscio si aprì lei sorrise d’istinto, e d’istinto guardò il viso di chi apriva. L’espressione di lui cambiò in un nano secondo, quello che lei vide dipinto sul viso del quasi amico fu puro stupore, le disse qualcosa del tipo: “tu qui?” e lei si intimidì chiedendo a sua volta: “ Posso?”. Il viso di lui si aprì in un sorriso rilassato e facendola entrare le disse all’orecchio: “Certo … e poi sei socia …” Lei si sentì accolta ed entrò, con l’amico dietro. Voi mi chiederete: ma perché ci racconti la storia di un ingresso ad una conferenza?” Perché non è solo il racconto di un ingresso in una sala, ci fu un’altra esperienza dietro a quel oltrepassare una soglia. Un’esperienza che nutrì il cuore di lei, mentre chiunque altro era ignaro. Quanto tempo era che non le accadeva di essere la causa di un’emozione forte abbastanza da poterla leggere chiaramente sul viso di un uomo? Troppo!… aveva dimenticato. Nemmeno sul viso dei suoi amanti leggeva più alcuna emozione nei suoi confronti; erano tutti amanti meccanici.
Ma quell’uomo, in fondo estraneo, si era stupito del suo semplicemente essere lì, aveva reagito a lei e questo l’aveva fatta sentire viva. Per un momento millimetro avevano danzato la cresta delle emozioni. Quella di lui, era stata una pura reazione, sganciata da tutto e senza nessun altro significato, ma bellissima perché donava vita. Lei si sentì causa e le piacque. Entrando lei si chiese: “Quanto tempo è che non reagisci così ad un altro essere umano?” “Troppo tempo, un tempo infinito” si rispose. Così quel passaggio attraverso un uscio la caricò di vita e le ricordò che parte della sua umanità stava nel lasciarsi stupire dalle persone. Ma la conferenza era ormai iniziata e ora doveva prestare attenzione alla direzione di tutte quelle forze che giocavano tra loro piegando, incurvando, tirando e, a volte, spezzando.