Le tre rane

Questa mattina i miei occhi sono caduti in acqua; ero distratta e loro sono caduti. Stavo parlando al telefono con Fata Astro Vulcano; sì, ve lo devo confessare, io spesso parlo al telefono con le donne fatate; è un regalo che la vita mi ha fatto. Orbene chiacchieravo con lei di cose di fata; sapete cose tipo: ieri ho volato dentro ad un cuore, ma era freddo allora con l’alito glielo ho scaldato; oppure tipo: ho dato fuoco alla paglia gialla, perché mi sapeva di secco…bene intenta a dir tali parole mi sono accorta che i miei occhi erano dentro all’acqua. Mi ci volle qualche secondo per orientarmi perché vedevo spostato. Poi misi a fuoco: davanti a me c’era una grossa rana, sembrava morta. Poi misi ancora più a fuoco: non era una rana; era una rana piccola sopra ad una rana grossa. Non potei non raccontare a Fata Astro Vulcano cosa stavo vedendo; era alquanto strano quell’essere unico fatto di due. Fata Vulcano si mise a ridere così forte che quasi mi bruciò tutto l’orecchio tanto le sue lampe di fuoco eran lunghe. “Perché mi ridi addosso Astro Vulcano?” Lei così mi rispose. “ Sei nel mondo sommerso che appartiene alle rane. E’ un mondo anfibio che ha le sue leggi. Guarda e lui ti racconterà una storia.” Allora con gli occhi ascoltai. La rana piccola cavalcava la rana grande e doveva piacerle molto perché più di una volta lottò per non perdere il posto. Infatti di fianco all’essere doppio nuotava una seconda rana piccola che tentava in tutti i modi di avere un passaggio anche lei sopra alla schiena; e su quella schiena, ve lo assicuro, c’era posto per tutti, ma doveva essere una rana antipatica perché ad ogni attacco, otteneva pestoni. La rana grande gliene assestò uno in faccia e la rana piccola un paio in pancia. Ma lei non demordeva e continuava gli attacchi e attaccando veniva pestata. Questa fu la vita delle tre rane per un bel tratto: una rana che attacca e due rane unite che scappando tiran pestoni. Fuori dall’acqua, intanto, una grossa tartaruga guardava e aspettava; voleva mangiarsi una piccola rana; ma prima pareva volersi godere l’inaspettato spettacolo. Le due rane che eran una, per cercare di salvarsi dalla furia della rana impazzita, uscirono dall’acqua e si nascosero in un’insenatura della natura. Ma la rana piccola, fulminea, fu loro addosso e sferzò il suo più potente attacco; ma non riuscì a rendere, l’essere che di due era uno, due esseri fatti di uno. Io vidi il corpo doppio balzare all’unisono e due bocche assieme assestare un morsicone tale che la piccola rana arretrò. Le due rane che vivevano assieme furono così libere di inabissarsi; cattivo il destino della piccola rana perché sola rimase ad affrontare il mortale pericolo che, nascosto, la sovrastava. Purtroppo ho sentito in lontananza lanciare un soddisfatto rutto che, credo, appartenesse alla tartaruga. Lasciai quel mondo anfibio con una certezza: nel mondo della rane nessuno riesce a dividere un essere fatto di due. Tornai di nuovo attenta al dialogo tra me e Fata Astro Vulcano, lei ora mi stava raccontando di quando un giorno annodò per sbaglio una vela e cadde con il sedere all’ingiù perché dimenticò che aveva le ali.