Un allenamento al limite:

Oggi non e’ giornata da prendere alla leggera; e’ sceso da nord un vento barbaro probabilmente figlio di Attila. Un recupero in porto, due gommoni usciti per un surfista in difficoltà e per un Orza 6 finito a Varenna; equipaggio riportato, ma imbarcazione ormeggiata, impossibile ritornare. Trenta sono i nodi di Nord rafficato. Allenatore e agonista si guardano negli occhi. Io vedo il guizzo di energia che passa da uno all’altro. Non faccio in tempo a pensare: “ mio Dio” e sono in acqua; anzi, siamo in acqua. Gommone e Tera affiancati; allenatore e ragazzino insieme ad affrontare quel vandalo di vento. Un delicato lavoro di timone e scotta perché con i vandali bisogna essere determinati, ma gentili se li vuoi sfruttare in tuo favore. Non e’ solo il vento a essere proibitivo, l’onda e’ pazzesca. Lui in acqua e’ perfetto. Ha bisogno un attimo per prendere le misure al lago arrabbiato, ma appena la mano impara ad assecondare la natura impazzita, scafo, vela e velista disegnano un bolina impeccabile per angolo e velocità. Poggiata, lascata, orzata, cazzata tra continue cinghiate; ogni singolo muscolo lavora e la barca vola dentro e sopra alle onde in mezzo alle raffiche. Una, due, tre virate tra spruzzi e acqua pronta a vaporizzare. Ma e’ ora del lasco. All’ inizio e’ titubante ma poi sull’onda capisce d’istinto cosa deve fare e la piccola vela accelera come non ha mai fatto. Agonista e allenatore urlano assieme perché quelle surfate sull’onda sono puro divertimento. Io sono attonita davanti a tanta maestria nata da questo gioco di squadra. “Prova una strambata” e’ il nuovo ordine. Io penso: “ oh mamma!”. Valerio esegue, ma tituba e perde velocità il vento si appoppa e lo abbatte. E’ in acqua. La deriva si sgancia ed esce. Valerio deve andare sotto allo scafo o sarà impossibile raddrizzare l’imbarcazione. Ma si sgancia anche il timone a causa di un’ onda che spinge il gommone troppo vicino alla barca scuffiata. Valerio lo deve recuperare in velocità altrimenti affonderà. Preso, ce lo passa. Ora viene il difficile, lui sparisce sotto allo scafo. Il tempo passa. Vado in allerta; mio figlio e’ là sotto mentre vento e onda hanno fatto il vuoto nel lago. Ci siamo solo noi. “ Fallo risalire” mi rendo conto che sto pregando…non reggo più non vedere mio figlio sapendolo sott’acqua in quelle condizioni. Ecco che esce la deriva e poco dopo torno a vedere la testa di Valerio. Ora posso respirare di nuovo. Raddrizzata la barca, cerchiamo di rimettere il timone, ma in quelle condizioni e’ impossibile. Non resta che trainare, ma anche la traina e’ delicata, lui deve in continuazione riequilibrare la barca che sembra un serpente sull’onda. E’ così stanco che non riesce a smettete di sbadigliare; in fondo ha solo dodici anni. Poi lo sento cantare. Chissà se si sta ninnando o tenendo sveglio?….ora però vi racconto cosa ho visto in quelle condizioni limite. Tra vento e onde ho visto un adulto e un ragazzino lavorare assieme per piegare la natura con gesti tecnici perfetti e produrre velocità. Ho anche visto adulto e ragazzino trasformare la velocità’ prodotta in puro divertimento e saperne godere. Oggi in acqua ho visto una squadra in allenamento, ma ho anche visto due uomini confrontarsi e divertirsi. Lasciatemi ancora dire a Valerio e Riccardo: “io isso in vostro onore la bandiera Osa per la maestria e l’umanità con la quale, soli, avete affrontato il vento barbaro.”

I giorni di bonaccia

Ora, non sempre il vento, che in Dervio è svizzero, si presenta. Ci sono giornate in cui si impigrisce e si perde in chi sa quale vallata. Pare che a volte appaiano ariette velate così affascinanti che il vento si dimentichi gli impegni presi e perda la testa dietro alle ariette. Poi, se per caso le ariette si lasciano prendere affascinate dagli sbuffi ventosi, il vento svizzero si trasforma in soffio mostrando il suo carattere tutto italiano. Timbra, ma poi sparisce come nella migliore tradizione nostrana. Quando questo accade il mondo Orza Minore rallenta il passo e si permette di fare vacanza. Le ariette velate sono infatti turiste estive, è raro che si presentino in altre stagioni per distrarre il nostro vento, così la base Orza Minore ed il suo pratone diventano il palcoscenico di giornate tranquille passate in chiacchiere, bagni, aperitivi, e sole. È il momento in cui ci si ferma a cullare nei propri pensieri la vita e le fatiche altrui; oppure a farsi portare sull’onda di un sorriso in mondi imprevisti che si aprono all’improvviso. Il mondo adulto si prende una pausa e si gode i risvolti prodotti dai mille rivoli che l’occasione del vento perduto procura. E’ un equilibrio perfetto tra l’immobilità totale del sole addosso ed i continui viaggi al bar da Sabrina dove ogni cosa è la migliore del mondo perché viene accompagnata da verde prato e blu lago. Mentre gli adulti si muovono in questo equilibrio di poli opposti, i ragazzi Orza Minore si appropriano di attrezzature, base e spazi che diventano gli scenari di mille fantastiche avventure di cui a noi non è dato sapere, ma che sono presentissime ai loro occhi. Siccome la gente Orza Minore è comunque gente di vela, un occhio a turno, tra ragazzi ed adulti, è sempre lanciato all’orizzonte. Quando accade che il nome Breva o Tivano venga pronunciato e poi confermato, perché il vento svizzero non ha acchiappato le ariette velate, oppure se n’è anticipatamente stancato; il Mondo Orza Minore, senza bisogno di parole, si trova vestito da vela e va alle barche pronto ad uscire. Adulti e ragazzi. Sono uscite corte per mancanza di tempo ed alquanto rilassate, ma perfette per chiudere le giornate di ozio. È poesia, per chi rimane a terra, vedere il mondo sportivo, al momento distratto, ricomporsi alla spicciola, mettersi in moto ed uscire in acqua. Quando questo accade, ed io non sono tra loro, mi siedo a guardare l’uscita di ognuno e del proprio impegno; chi in deriva, chi in cabinato, chi da solo, chi in equipaggio, chi lupo di lago e chi in flottiglia; perché ognuno di loro ha modi diversi per armo e per vestito ed è uno spettacolo mettere gli occhi in tanta molteplice perfezione. Io lascio poi che l’occhio si perda amici e vele nel lago e aspetto perché ancor più bello è guardarne il rientro. Il lago perde il colore blu e prende i colori bianco, rosso, arancione e verde perché cabinati e derive, tutti con il muso puntato su Orza Minore, lo solcano a distanze uguali e andature simili, tutto si ordina, la baldanza si placa e la natura un poco si zittisce. È sera e tutti sono appagati, uomini e cose. Le barche attraccano, il mondo Orza Minore torna alla base, spicciolo come era partito, ma concentrato; così movimenti capaci spogliano e ripongono le imbarcazioni prima di passare ai propri indumenti e di pensare al proprio corpo che ha bisogno di liquidi e docce. Se guardi i volti di chi è appena rientrato ci leggi la fatica che appaga e diverte e vedi che i segni del lavoro in acqua sono nascosti dietro a sguardi felici e corpi rilassati. E’ un momento attimo che avviene tra il disarmo e la doccia quello che amo di più perché è lieve e silenzioso, ma pieno di esperienza provata; anche il sole ne ha un tale rispetto da oscurarsi dietro alla cima della montagna. Poi tutto cambia; tornano i colori degli abiti da sera e la gente si anima perché c’è un aperitivo da preparare ed una grigliata da curare. Io incido nella mia mente l’attimo dal sole oscurato, prendo un bicchiere e brindo al vento perso in ariette e poi ritrovato.

I campionati italiani Bug.

Il vento in questi ultimi tre giorni e’ proprietà dei nostri Nani. Così noi chiamiamo i piccoli agonisti perché possiedono maestria e tecnica da adulti, ma sono ancora dei cuccioli in quanto a vita. Allora per noi sono semplicemente: I Nani. Ora e’ il loro momento: questi sono gli Italiani Bug. Il vento li ha messi alla prova perché’ il Tivano si e’ presentato con la forma del Foehn e la Breva della Bora avendo il termico lasciato il posto al sinottico. Insomma sono arrivati imperatore e imperatrice! Ma i nostri Nani e le loro quarantadue vele hanno acchiappato ogni raffica di questa corte imperiale e resa velocità; poi hanno preso ogni onda e l’hanno surfata in planata. La corte imperiale non ha potuto far altro che inchinarsi affascinata e sottomessa da tanta maestria e così le due teste coronate si sono abbassate in onore di quarantadue Nani. Sono comunque teste coronate, e si sa, tali teste non lasciano facilmente gli onori agli altri; cosi, mentre i nani regatano, questi due venti grandiosi si divertono a rubare boe alla competizione. Ventiquattro in tre giorni per precisione. Ma Orza Minore ha dispiegato il suo esercito contro gli scherzi dei venti, e lo staff, diviso in gommoni, ha recuperato il bottino rubato riposizionando ogni boa là dove il comitato chiedeva. Una battaglia ingaggiata coi venti e poi vinta; sì perché’ il mondo adulto si e’ messo a disposizione dei propri Nani preservando le condizioni di sicurezza in acqua e preparando pranzi cene e merende per questi piccoli atleti che non appena rimettono piede per terra tornano ad essere ragazzini spensierati ed affamati. E’ ora di andare a dormire, ma i Nani si negano; per loro la giornata ancora non e’ chiusa. Chiamano a raccolta gli adulti per guardare i video delle partenze della giornata. Lo staff distrutto dalle fatiche del giorno si presta e si siede a commentare assieme movimenti giusti e sbagliati. Saranno ancora ragazzi, ma nel cuore tutti noi sappiamo che sono i nostri Nani!

Il corso regata

C’è movimento in Orza Minore, oggi oltre ai corsi base e di perfezionamento, oltre alle squadre agonistiche ed oltre ai noleggi di cabinati e derive si esce in acqua anche con il corso regata. E’ un corso di perfezionamento, ma anche di iniziazione così tutte le persone hanno di che’ imparare. Lodo e’ uno dei migliori istruttori. E’ tecnico, ha occhio ed e’ esperto nell’insegnamento cosi’ ti rende facile l’apprendimento. In piu’ possiede una gentilezza e una calma innata che e’ uno spasso ascoltarlo sia a terra che in acqua. La giornata e’ perfetta, anzi spettacolare. Sono circa le dieci, siamo già tutti intenti ad armare le barche perché la fuori il Tivano, vento del nord, ci sta chiamando. Gli undici cabinati sono pieni di vita e di vele, sono barche chiassose perche’ e’ il momento in cui gli equipaggi si ritrovano oppure si incontrano per la prima volta ed il porto si anima di voci umane. Il grande vociare viene interrotto dalla voce del Doc.: “ Ragazzi guardate sta per avvenire.” Il porto di colpo si ferma e tace. Tutti gli occhi guardano nella direzione del dito di Raffa. E’ uno spettacolo raro; due cigni si stanno unendo col loro linguaggio d’amore che finisce con i due colli a cuore. Alla vista di quella forma elegante e tenera l’umano reagisce con un ooohhh che esce dal cuore ed il porto di S. Cecilia diventa la cassa di risonanza di quella danza d’amore. I cigni si staccano, ma le voci sono ancora sospese finche’ qualcuno dice: “ok passategli una sigaretta “. Riprendiamo ad armare le barche ridendo per l’immagine umana che ognuno si forma dentro di se’ pensando ai finali delle proprie danze d’amore. Ma eccoci in acqua il vento passa da normale a nullo a impetuoso. Noi ci occupiamo delle partenze, perché’ chi parte bene, la regata l’ha in parte già vinta. Ci alleniamo a capire se la linea e’ dritta e dove conviene partire. Zona 1 o 2 o 3 ; ci alleniamo a posizionarci per bene impedendo agli altri equipaggi di chiuderci fuori. Controlliamo i ritardi e gli arretramenti. Ci alleniamo a far reagire gli scafi in acque ristrette. Il vento monta sempre di piu’ e la giornata volge al calare. “A casa” ci urlano dal gommone. E’ come mollare la lepre davanti ai cani ora siamo liberi di goderci il vento ed i rafficoni sentendo gli scafi sbandare sotto ai sederi. Non siamo piu’ ingaggiati nelle partenze ora siamo soli nel vento. Prendiamo una mano e ci godiamo quel vento arrabbiato, la fatica lascia spazio al puro divertimento. Domani ci aspetta una giornata di conduzione e spin. Domani saranno nostre le virate con il rollio, l’uso del timone sotto raffica, issate e ammainate da sopravento e sottovento, quadrate e strallate, ma ora lasciatemi godere la mia bolina sotto Tivano arrabbiato e rafficato perché mi sta regalando estasi pura!

Assistenza a terra alla regata Mini Altura.

Che fine settimana quello passato! La squadra Osa Ragazzi impegnata ai nazionali italiani a Livorno, la squadra Osa Adulti in trasferta a Dongo per uno zonale, il resto della ciurma, lasciando barche e derive agli ormeggi, si e’ invece resa partecipe dell’organizzazione della regata dei Mini Altura. Lo ha fatto assieme agli altri circoli di quest’istmo di terra che si insinua nel lago di Como, toccandole in sorte la gestione dei regatanti a terra. Così presidente, istruttori ed allievi si sono chiusi in cucina a preparare pranzi e buffet per 150 persone per i tre giorni di regate mentre qualche prescelto si e’ invece occupato della segreteria. La fatica e’ stata tanta perché’ nulla lo ha preso il caso, ma io voglio fermarmi e raccontarvi la magia di quando la gente Orza entra in cucina. Sì perché’ Orza Minore e’ squadra in regata, e’ equipaggio in navigazione, ma e’ seduzione in cucina. E’ l’incantesimo che avviene nel tempo in cui quattro casse di patate, cotte, tagliate e pelate diventano insalata, oppure del tempo che impiega la maionese a trasformarsi in salsa assieme a capperi e tonno. L’arcano non riguarda il cibo, perché questo e’ solo il regno della perizia, riguarda l’umano che maneggia gli ingredienti con le sue mani sul tavolo. In cerchio intorno alla mensa ognuno che entra porta se stesso lasciando il proprio ruolo alla porta; gli altri alla tavola allora si scostano un poco per fargli posto. Nell’aggiustarsi lo spazio, le parole a tratti gentili, a volte affilate e spesso ilari uniscono oltre al senso della frase e rendono la vita di ognuno un poco più piena della vita dell’altro. Cosi l’Orza gente in piedi davanti alla sua tavola, che non e’ rotonda solo per questione di spazio, si trasforma da un gruppo di amici a famiglia paladina di uno sport che ognuno ama intimamente a modo suo. Questo e’ l’ingrediente che ha reso così prelibato ciò i regatanti hanno apprezzato e che ha trasformato in cucina la fatica dell’onere nella bellezza della chiacchiera.

La regata Pasqualina.

La regata Pasqualina comincia la sera di Pasqua. Prima boa e’ riuscire a finire il porcellino. Sì perché’ al presidente non piace l’agnello allora Donato le cucina il maialino. Mentre il cuoco si prende cura dell’animale, fuori si fa a gara di tiri a baseball con palla da football oppure si centrano i canestri con il frisbi. Poi la cena comincia e il maialino diventa parte di ognuno bagnato dal vino rosso. La serata però non finisce con i dolci, ma divisi in due squadre ad indovinare scarabocchi disegnati sulla lavagna delle lezioni. Sì perché non c’è regata senza compagnia. Poi la mattina dopo alle dieci si fanno gli equipaggi. A me e’ toccato in sorte Roberto e Michele. Ho due pilastri! Roberto e’ l’uomo timone, Michele e’ il tattico e l’uomo spin, io sono la donna tangone e cazza scotte oltre che schiaccia scafo. Il vento e’ tanto e l’onda pure, ma non e’ figlio della termica così non si merita il nome di Breva, e noi non glielo diamo, ma ce lo facciamo comunque amico. La prima prova siamo invelatissimi, ma Roberto non ne sbaglia una aiutato dalle poche parole di Michele. Io devo imparare le mie sequenze. La prima regata passa mentre Roberto diventa un tutt’uno con barca e vento; Michele scrutando gli altri equipaggi diventa il campo di regata spazzato dal vento e solcato dagli altri scafi rossi. Io mi fondo con la maniglia, il tangone e le cime dello spin. Siamo secondi! Nella seconda regata troviamo l’armonia nel silenzio della concentrazione. Primi! La terza regata partenza esemplare, bolina perfetta siamo primi, ma lo spin si incaramella nel senso che diventa una carta di caramella su strallo e fiocco e noi ci impieghiamo tre bordi a disfare quel guaio. Ultimi. Siamo sfiancati, ma la concentrazione rimane. Loro due sono come macchine da guerra, io gli sto dietro al massimo che posso. Si perché, non ve l’ho detto, ma la regata Pasqualina unisce i campioni con i principianti. E’ il modo Orza di onorare il trionfo della vita sulla morte. Siamo di nuovo primi. La regata si chiude tra gli equipaggi che si salutano e congratulano e poi tutti insieme verso il porto. Siamo così stanchi che nessuna imbarcazione issa il fiocco. Si rientra di sola randa. Ormeggiate le barche, fatte le docce, ci ritroviamo per la premiazione e ci sta pure una lezione di tattica fatta sugli errori piu’ grossi acchiappati con l’occhio da Riccardo, l’allenatore dell’agonistica, anche lui al timone di un Orza 6 oggi. Ma l’ultima vera boa della regata Pasqualina e’ la cena con gli avanzi di Pasqua condita dai racconti di tutti e intrisa dalle risa felici di chi oggi ha litigato con quel vento cui nessuno ha dato il nome di Breva. Ora siamo sulla via di casa, con gli occhi e l’anima pieni di questo posto incantato e con il cuore ringiovanito dall’amicizia di un gruppo di persone che oggi si e’ fatta regata.

Il Sail on

Quando in Orza Minore hai finito tutti i corsi possibili sei pronta per Lorenzino ed il suo Sail on. Cos’e’? E’ la strada per diventare super bravi a vela. Per capire il Sail On bisogna respirare Lorenzino perche’ lui non e’ un uomo da guardare e’ un uomo da vivere. Barbuto sui quaranta, la sua voce sovrasta di un tono in giù la voce del lago. Non puoi non sentirlo nemmeno se il lago sibila. E quando ride, la sua risata baritona ti risuona nel torace. Lui scruta dal suo motoscafo ogni tuo singolo movimento in barca e te lo restituisce nudo e crudo. E’ l’uomo lima di Orza Minore. Non per nulla e’ il maestro degli istruttori. Oggi il vento era poco così si e’ giocato a palla avvelenata a vela. Lo scopo? Lasciare nuda di vele la barca avversaria. Se sei colpita alla randa devi ridurre. Se invece e’ il fiocco a passare la peggio ti tocca cambiare vela, dal genoa giù fino alla tormentina. Ma non e’ un gioco anche se lo sembra, e’ il modo per lavorare su direzione, regolazione ed assetto in acque ristrette senza perdere di vista le precedenze. La palla si recupera solo a barca ferma e poi via all’inseguimento. Quando sei pronta a lanciare, dopo tutti i movimenti necessari alla conduzione in gara, ve lo assicuro, di forza fisica per lanciare la palla ne rimane ben poca. Ma poco niente; poi ci pensa Lorenzino, a secco, a mostrarti come sarebbe stato facile se solo tu avessi ragionato un poco di più su direzioni e manovre. Il debrifing e’ preciso e baritono esattamente come il lavoro in acqua. Sail On si chiude, ma si apre la serata. Le cene in Orza Minore sono parte del divertimento. Sono l’anima della scuola fuori dall’acqua …. e cosi’ finisci di viverti Lorenzino davanti ad un bicchiere pieno di Aglianico tra le chiacchiere degli equipaggi. Poi il sonno ti rapisce, profondo e ristoratore come raramente accade ed e’ una risata baritona a cullarti.

…Ancora la squadra agonistica…

Eccola di nuovo in acqua la squadra Osa! Hanno appena finito il riscaldamento intorno al gommone, una partenza a coniglio riuscita perfetta ed e’ ora di lavorare sulla bolina. “Francy barca piatta”; “ Greg gentile con il timone, quando orzi lo devi accarezzare come se fosse il tuo gatto, quando puggi puoi essere più deciso”; “Vale sei troppo orzato vedi che la barca si pianta?”; “Rena vuoi un caffe’?”; “Marco non muovere la schiena”; “ Jessica cazza scotta”; “William vai bene così”; “Olli la base e’ troppo tesa lasca “. Ognuno riceve un’attenzione speciale. Oggi si guarda al particolare. Anche la poppa viene curata “peso avanti, voglio vedere le poppe fuori dall’acqua…Forza che con questo vento non c’è pericolo di scuffiare”. Ma il fischio da un nuovo comando e le barche si uniscono in una fila di lasco. Ora laschi e poppe si succedono intervallate dalle strambate a fischietto. E’ fondamentale capire quali mura tenere per avere la precedenza che ti fa passare e non incastrare con quelle vele tutte aperte. Acquaaa….Il fischio ripetuto richiama le barche: “dai forza partenze a due a due ogni minuto. Voglio vedere lo scatto … a sette secondi cazzo randa con questo vento, do il colpo e parto”….”non passate la linea”. “Ora partenze tutti assieme, do i due minuti, sincronizzare gli orologi.” “siete tutti fuori dalla linea” “ancora!” “Dai forza questa e’ una regata completa….due minuti!” le ore passano sono già cinque ininterrotte che i ragazzi lavorano. E’ ora di rientrare; Greg si porta a casa tutti i tre primi posti…oggi e’ decisamente stata la sua giornata. A terra dopo merenda si fa teoria alla lavagna e poi sulla vela a secco. Bisogna capire come si sposta il grasso in diverse condizioni di vento e cosa fare per non usare male la sua forza…in fondo Cunningam a Vang non sono mica lì di bellezza!

I ragazzi OSA.

Quei ragazzi si conoscono da tempo ormai, e per tutto l’inverno ognuno è stato impegnato in altre attività, ma oggi il loro allenatore li ha riuniti tutti sul prato davanti al lago perchè il momento è ormai giunto. I teli che ricoprono le barche dormienti da mesi devono essere rimossi ed i bug armati. Oggi, poi, è giorno di festa in Orza Minore perché ci sono le barche di Valerio e Greg da varare. Così, Riccardo, l’allenatore, ha fatto preparare una piccola cerimonia e le due imbarcazioni vengono bagnate dai due giovani armatori con litri di coca cola prima di poterle mettere in acqua per iniziare la nuova stagione di allenamenti. La coca cola, vi assicuro, è corsa in abbondanza su barche e magliette degli otto ragazzi che formano la squadra agonistica di questa bella scuola affacciata sulle rive del lago di Como subito all’inizio del comune di Dervio. Anche il pranzo è stato speciale, niente mangiare tradizionale, i ragazzi hanno ingurgitato torte, merende e caramelle prima di correre a cambiarsi per entrare finalmente in acqua. Il lago, in questa stagione è molto freddo, ma loro sono ormai esperti e l’abbigliamento è tecnico … poi in acqua si lavora duro e finisce che fa pure caldo. Sono sette ragazzi e una ragazza che portano le loro barche con l’eleganza e la freschezza della loro giovane età. Non sono solo una squadra, sono anche un gruppo di amici che condividono la stessa passione. Quando li guardi virare e strambare attaccati al gommone di Riccardo sono così attenti sulle manovre che l’espressione giocosa dei loro volti a terra lascia il posto a quella che racconta concentrazione e determinazione in acqua. Poi il riscaldamento finisce e le imbarcazioni si distendono sul lago; Riccardo attacca il suo concerto di fischietto e i bug rossi e bianchi iniziano la loro danza sull’acqua che porta via il respiro a guardarla. Le vele si piegano di qua e di là sincronizzate da quel suono acuto, le barche si incrociano, si passano, si fermano e ripartono sotto gli occhi di quell’unico spettatore che dal gommone continua il suo concerto di fiati cui il lago risponde con sibili quasi silenti al passare delle barche. Il pomeriggio è lungo in acqua, ma i ragazzi si divertono troppo per pensare alla fatica. E’ ora di tornare però, e, riposte a terra le barche, sul volto dei ragazzi torna l’espressione giocosa, questa volta, con anche stampata stanchezza e fame addosso, ma prima ognuno di loro pensa a disarmare il proprio bug e riporlo al suo posto, poi doccia per scaldarsi e adesso sì che è ora di attaccare il tavolo preparato per la merenda. Le forze ritornano ed i ragazzi sazi di vento e dimentichi della fatica finiscono la loro giornata rincorrendosi sul pratone. Anche Riccardo è stanco, ma la sua espressione racconta soddisfazione per il lavoro e la concentrazione dei suoi ragazzi in acqua. A Domenica prossima, si salutano con i borsoni sulle spalle; ora bisogna correre a casa e andare a dormire presto perchè domani c’è scuola.
A domenica prossima allora!