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Valerio e Magia

Ricordate il mio viaggio on the road con Valerio? Gli undicimila chilometri guidati da un capo all’altro degli Stati Uniti con la barca sul tetto? Le sei settimane di pura vela e pura vita?
Era adesso, ma un anno fa!
Nella mia memoria rimane scolpito ogni singolo centimetro di quel ultimo meraviglioso andare di madre e figlio.
Sì, ultimo perché il binomio poi è cambiato; Valerio è cresciuto oltre l’essere figlio, ha rotto la membrana che ci rendeva parte della medesima cellula e si è affiancato a me come individuo ormai completamente formato.
Il mio lavoro è finito!
Ora, invece di badare a lui, posso godere di lui.
Io non sono più necessaria affinché lui sopravviva.
Lui non riempie più il mio tempo.
Assieme abbiamo ridefinito tutti i confini.
Ora ci sono due vite indipendenti che corrono parallele, amandosi profondamente.
Il nostro spazio si era già dilatato di qui e di là dall’oceano per ricomprenderci entrambi, ora abbiamo imparato a considerare l’Europa tutta l’aia di casa nostra. Portogallo, Italia, Spagna, Francia, Italia, Olanda, Germania, Portogallo hanno fatto da sfondo in sequenza alla vita di Vale in questi ultimi 9 mesi, mentre la mia scorreva tranquilla a Milano.
Nell’inseguire un sogno è stato necessario iniziare ad abitare l’Europa intera.
E’ tra aeroporto e aeroporto che c’è il nostro tempo intimo, quello in cui le nostre due vite tornano a toccarsi fisicamente e si spingono l’una l’altra oltre il punto in cui siamo. È come il rientro a casa la sera dopo il lavoro.
Tra Amburgo e Porto, in un giorno di questa stramba estate, abbiamo preso Magia, non per allenarsi, non per insegnare, non per portare qualcuno fuori; l’abbiamo presa per uscire noi due e godere assieme dell’andare sul lago spinti dal vento.
Nessuna fatica di madre, nessun obbligo di figlio.
Una prima volta anche se questo First cicciotto mi appartiene da anni.
Ed è stato bello, ancora pura vita e pura vela, ma in modo diverso da tutto ciò che era prima.
… Il mio cuore è così in pace…

Fantasmi

Fantasmi mi siedono al lato, salda compagnia di prua mentre scruto, con il pensiero assente, questo mare incellofanato.
Come il pilota automatico porta la sua barca, così io vago nel mio blu.
La tua mano invisibile accarezza i capelli al vento e si incastra nei nodi. Intrappolato sei ai miei meandri mentre accendi e spegni un sorriso lontano.
Ti blocchi inconsapevole sull’intuizione che fu:
Forse che Lei…

Midwinter West Regatta L.A. 2022

Tutto era organizzato. Ora taccava a lui. Il giorno prima era andato a comprarsi un rotolo di carta da imballaggio e scotch; con attenzione aveva imballato la parte alta di quell’albero ormai suo compagno di vita, poi era passato alla sacca timone e deriva che, da anni, aveva preso il posto della cartella sulle sue spalle. Una foto alla madre lontana per mostrarle il fino lavoro di protezione ed era pronto a partire. Uber era arrivato prima dell’alba e l’autista, alla vista di quello strano bagaglio gli aveva detto: “ are you sure?” “ Si” fu la risposta. “Ho una regata a los Angeles mi devi portare in aeroporto.” Non fu semplice incastrare l’albero, il timone, la deriva e gli altri bagagli nel taxi, ma dopo qualche imprecazione mattutina, l’auto partì. La sera prima aveva fatto il suo primo check in on line. Aveva preso l’areo un’ infinità di volte, ma mai completamente solo, di solito alla “burocrazia” ci pensava sua madre. All’arrivo in aeroporto si sentì tranquillo e teso assieme. Nemmeno sulla linea di partenza aveva provato tanti contrastanti sentimenti; in fondo per la prima volta in vita sua stava prendendosi totalmente carico di se stesso in prima persona. Le hostess, più abituate di lui ai viaggiatori carichi dei più strani bagagli, si prodigarono ad imbarcare quel prezioso carico con mille attenzioni. Vista la delicatezza dei materiali arrivarono a portare a mano quei colli nella pancia dell’aereo. Cinque ore di viaggio e fu sull’oceano dall’altra parte degli Stati Uniti. Aveva aspettato i bagagli fare il tragitto contrario dallo stomaco metallico alle sue mani, aveva riaffrontato la faccia allibita dell’autista californiano, era arrivato al circolo, trovato la barca presa in affitto, spacchettato albero e deriva guardandoli con attenzione intento a scovare anche il minimo graffio, ma nulla, le attenzioni avevano dato buoni frutti, tutto era a posto; ora era pronto a scendere in acqua per l’allenamento. Fu un allenamento uguale a tutti gli altri, ma anche diverso; il suo primo allenamento da adulto autonomo: un pensiero fulmineo, poi tutta la sua attenzione tornò alle onde dell’oceano.

Storie di Orza Minore Scuola di Vela: quando lo sport unisce il mondo.

Una regata è una regata ovunque abbia luogo. I primi giorni si gareggia in batteria: primi, secondi, terzi… sono tanti quanti le batterie. L’ultimo giorno si regata per categoria: gold o silver a seconda della posizione che ti sei conquistato in batteria. Le imbarcazioni, tra una giornata e l’altra, stanno a riva tutte assieme. Forse nulla di interessante fino a qui, ma guardate le foto sotto. La prima è della regata internazionale MidWinters East che si sta tenendo a Clearwater Florida, ….. gli Americani…. organizzati all’infinitesimale e rigorosi fino alla bellezza. La seconda è dei Nazionali che stanno avendo luogo a Formia,…gli Italiani…disorganizzati al cubo e fantasisti fino alla proporzione….
Uno sport, un obbiettivo, due declinazioni.
Non ci sono foto più belle, in questi giorni di distruzione, per assaporare il Mondo unito nella sua diversità.
Valerio, il piccolo velista cresciuto dal Dio Tivano e da mamma Breva sul lago di Como è là, dall’altra parte dell’oceano, in quell’ordine tropicale a domare vento ed onda assieme ad altri 130 Ilca6. Giulia, la ballerina sulle onde che in punta di piede guadagna posizioni è sulla spiaggia invasa dalle derive in quel di Formia a mostrare a tutti la sua mano fatata.
Orza Minore li ha cresciuti bene, e li ha fatti entrare nell’età adulta con la bussola puntata sui propri traguardi che hanno ormai tracimato le sponde lacuali e la scuola stessa.
I due amici cresciuti assieme “in quel ramo del lago di Como” tanto famoso, senza nemmeno saperlo, stanno regatando nella stessa batteria Gialla, in due continenti diversi. Stessi gesti, stessa grinta, stesse regole, stessi obbiettivi, diversa Nazione che mostra la propria identità nel particolar modo di riporre le derive a fine giornata.
Sono ore di regata queste che devono portare ad un vincitore di qui e di là del mare; vi assicuro che in acqua gli spiriti ribollono mentre i muscoli si tendono e gli scafi si appiattiscono.
Dietro a una delle due competizioni c’è una squadra che ha accolto un atleta straniero e lo sta crescendo tecnicamente sapendo che ai Mondiali di Luglio in Texas regaterà contro di lei ed il proprio Stato, pur continuando a farne parte.
Usa218548 tornerà ad essere Ita218548, ma non importa perché lo spirito sportivo va oltre la competizione.
Mi piace questa ragnatela di rapporti umani e di coincidenze mondiali che pare un non nulla rispetto alla grande questione di una guerra in atto, e mi piace perché ha in sé il seme del legarsi l’un l’altro per riuscire sempre a mantenere il conflitto dentro alle regole della competizione senza lasciargli mai alcun altro spazio da invadere ché sarebbe lo spazio dell’amico e del compagno di squadra.
Valerio, Lauderdale yacht club Usa – Orza Minore Italia, quarto in classifica provvisoria;
Giulia, ora Circolo Vela Bellano ventiseiesima in classifica provvisoria;
Oggi è Gold di qui e di là del mare.
Oggi è Gold per entrambi.
Buon Vento ragazzi, a sinistra e a destra dell’Oceano.
P.s Valerio, Orso Che Beve, porta a casa il tuo primo podio americano. Io aspetto mamma.
    

Storia di Orza Minore: campionati giovanili in singolo giorno 2 Reggio di Calabria

 

Quando noi posiamo un campo di regata sul nostro laghetto dobbiamo inginocchiarci davanti a sua Signoria Profondità con la quale ormai abbiamo un rapporto amichevole e lei si accontenta di ingoiare un bolognino ogni tanto. Dal canto nostro le regaliamo circa tre cento metri di canapa a calata e lei e’ felice. Un giorno mi ha confidato che con la nostra canapa sta tessendo all’uncinetto un copriletto che userà la prima notte di nozze quando il maestoso vento Tivano la prenderà in moglie.
Io credo che Tivano non sia del tutto convinto della promessa un tempo fatta, ed allora, ogni tanto, frulla i nostri gommoni in un incrocio di vento ed onda tali da abbattere qualsiasi vela per cercare di dissuaderci dal calare canapa e bolognini.
Qui il comitato organizzatore, invece, ha a che fare con Scilla, che dilania, Cariddi che risucchia e rimescola, e Morgana che rifrae. Scilla e Cariddi erano bellissime Ninfee che per invidia o punizione furono trasformate in orribili mostri.
Scilla ora e’ un cane rabbioso a sei teste che sconquassa ogni imbarcazione che passa in questo Stretto, uccidendo i naviganti; Cariddi, invece, ingoia tre volte al giorno una quantità esorbitante di acqua salata per poi risputarla, ma si trattiene per se’ ogni marinaio o cosa ingoiata assieme a tutta quell’acqua.
Sono due mostri terribili e nessun umano osa affrontarli. Lo ha fatto solo Odisseo turando con cere le orecchie del suo equipaggio e legando se stesso ad un albero maestro. Lui solo ha osato ascoltare il canto letale delle due Ninfee.
Scilla a Cariddi hanno poi come alleata la Fata Morgana che tutto lo Stretto distorce ed annebbia.
Orbene, ieri Ninfee e Fata hanno tirato un brutto scherzo al comitato organizzatore, che ha sbagliato ogni cosa nel posare i quattro campi. Le boe di bolina sono finite in bocca a Cariddi e così pure tutti i segnali a bandiera; col risultato, nonostante uno splendido scirocco, di zero regate per i Radial e una sola regata per i 4.7.
A guardare in faccia il comitato organizzatore si poteva leggere nei loro occhi il terrore vissuto nel posizionare quelle maledette boe gialle…
Così la flotta compatta dei nostri ragazzi e’ rientrata a terra incredula per la giornata passata ad aspettare invece che a regatare.
Ma erano tanti quei laser da riempire tutto lo stretto ed una volta liberate le vele dalle rigide scotte, i ferzi si sono messi a cantare un canto unico, marino e celeste assieme, che ha riempito l’aria spinto dalla voce del vento.
Io mi sono seduta ad ascoltare estasiata e credo che anche Scilla, appollaiata in Reggio Calabria, e Cariddi, invece prona sulla punta della sua Sicilia, abbiano udito quel canto e, credo pure che le due Ninfee si siano addormentate ninnate come da secoli non gli succedeva. Così, oggi, si sono svegliate felici e rilassate ed hanno lasciato ogni facoltà intellettiva al comitato organizzatore che e’ stato in grado di posare i campi e far regatare i nostri ragazzi.
Ora sono tutti la’ fuori a disputare la terza prova spinti da un Maestrale regale e dalle acque ribollenti della natura delle Ninfee che seppur chete, sono sempre padrone di questo Stretto.
Io da terra guardo i ragazzi e vedo nelle nuvole sopra di loro i volti inteneriti di Morgana, Scilla e Cariddi.

Storie di Orza Minore: Campionato giovanile in singolo. Reggio di Calabria 2019. Giorno 1

 

I nostri due atleti Alessia a Valerio si sono qualificati; quindi eccoci qui! La nostra avventura inizia ieri quando mamma Sarah si presenta all’aeroporto di Orio al Serio senza documento di identità di Valerio. Mentre Valerio in panico guarda sua madre con il peggiore sguardo mai fatto in vita sua realizzando che non c’è tempo per tornare a Milano, lei, armata di fotocopia del passaporto, si presenta al chek in sperando nel miracolo. Ed il miracolo accade: in sequenza: ad Orio al serio esiste un ufficio anagrafe; arriviamo alla porta mentre l’ultimo vigile sta uscendo ‘che’ e’ orario di chiusura; lui e’ l’unica autorità che può fare ciò che sta per fare; dal suo fischietto d’ordinanza parte un fischio che paralizza l’aeroporto; la signora addetta alle carte di identità e’ ancora nel parcheggio dipendenti; sente il fischio e non lo ignora; torna in ufficio più veloce che può sotto al sole cocente; il comune di Milano e’ ancora aperto; lei si collega e fa a Valerio la carta di identità. Alla fine di questa serie di eventi, io abbraccio la signora gentilissima ed il vigile suo capo e dedico loro la nostra trasferta perché non hanno solo salvato le regate a Valerio, hanno anche lasciato integra la fiducia madre -figlio.
Finalmente saliamo sull’aereo e ci godiamo l’Italia dall’alto….ad un certo punto le Eolie, Stromboli che fuma e possiamo quasi quasi toccarlo quel fumo, la Sicilia e Reggio di Calabria. Arrivati.
C’è mamma Flavia ad aspettarci perché la vela non e’ solo regate e’ anche bellissime amicizie; e noi, per questi campionati, siamo suoi ospiti. Cena, passeggiata sul lungo mare e nanna.
Questa mattina di buon ora si prende il treno, perché noi si va in treno a regatare, Reggio Calabria Lido e’ la nostra meta.
Formalizziamo l’iscrizione, recuperiamo le imbarcazioni e quella di Alessia ci costa una lunga passeggiata sotto al sole del sud, e poi ci mettiamo in caccia dell’ufficiale stazzatore. Di lui sono documentati innumerevoli avvistamenti, ma nessuna certezza, finalmente, a tempo utile quasi scaduto, si presenta un uomo riccioluto e dai polpacci larghi che guarda e stazza, e’ un go!
Incontriamo Antonio il coach cui sono affidati i ragazzi perché Riccardo e’ impegnato con il resto della squadra negli allenamenti di fine estate; quelli che si fanno appena prima di riprendere in mano carta e penna.
Antonio accoglie Alessia e Valerio come se fossero suoi atleti da sempre, studia con loro il campo di regata; gli da alcune informazioni sulla corrente perché qui l’apparente e’ dato anche dal vento di corrente e poi li saluta con un: “ ci vediamo sulla linea.”
Io mi guardo in giro la spiaggia del lido e’ un unicum di vele bianche stagliate tra il blu intenso dal mare e quello trasparente del cielo.
Al fischio la macchia di vele bianche si lancia in acqua tutta assieme; qui non ci sono scivoli, il mare semplicemente abbraccia i ragazzi che con tre gesti: giù deriva, giù timone, cazzo scotta rispondono all’abbraccio ed entrano nel vento. Lo stretto di Sicilia e’ tutto loro; anche Scirocco, che non era atteso, si presenta incuriosito da questo onda bianca partita come la risacca dalla spiaggia.
E mentre Scirocco porta i ragazzi su e giù nel mare, io su un lettino in spiaggia guardo l’orizzonte di vele bianche e tifo il team Osa pettorine blu.
Buon vento Alessia.
Buon vento Valerio.

Storie di Orza Minore: un nuovo anno di allenamenti e regate.

 

Il freddo dell’aria invernale respira dolcemente sul lago che per qualche tempo, stoico, gli si oppone con la calda acqua bagnata d’estate, ma alla fine non può che cedere impotente al soffio glaciale. E’ questo il modo in cui l’inverno addormenta il lago. I ragazzi allora lasciano i loro bug e si dedicano a scuola e sport invernali; solo i più grandi tra loro si vestono di mute supertecniche e continuano a spingere in acqua i loro Laser dalle vele immacolate incuranti della neve che copre la strada tra rimessaggio e riva.
Ma ora la primavera è tornata a sciogliere la morsa glaciale dalle acque lacuali ed i ragazzi sono di nuovo a dar vita e sorrisi al grande prato da sempre riva del lago.
La squadra OSA è cresciuta! tra gli altri, quest’anno abbiamo quattro piccoli agonisti che, dopo aver varato i loro nuovi Bug, hanno impegnato i papà in un incollaggio frenetico di adesivi per far assomigliare le imbarcazioni ai loro eroi preferiti che popolano i mondi di cartone animati. Anche la preagonistica è aumentata ed ora, tra tutti, circa quaranta prue solcano le acque portando le insegne azzurre. Assieme scendono in acqua, come una legione compatta per poi dividersi secondo il colore delle vele e lavorare ognuno col suo programma. A fine allenamento tornano a riunirsi mischiando i colori e sul campo di regata affinano le loro capacità scontrandosi l’un l’altro. Da soli hanno i numeri di una zonale!
Ma ecco che arriva il giorno della prima regata ufficiale per la squadra Laser. Valerio, Greg, la Princy, Alessia affiancano Renato, Marco, il Sir ed Henry nel far girare le pettorine azzurre tra le vele dei 4.7. C’è anche una testa nuova, dai capelli bianchi come la neve, a mettere in acqua la prua per la regata, è quella del biondo.
La giornata è tra le peggiori, piove e fa freddo. Io non ho voglia di surgelarmi, così li guardo da riva con un the caldo tra le mani. Il campo è stato posizionato lontano perché oggi anche il vento è uggioso e bisogna rincorrerlo. Così non riesco ad osservarli distintamente, ma non fa nulla perché tante volte li ho visti in allenamento che so cosa succederà sulla linea di partenza e posso guardarli senza vederli. Trenta sono le imbarcazioni che al suono dei cinque minuti ridurranno di un poco lo spazio del loro virare e strambare fino a diventare una linea compatta in barca ferma al minuto. Li posso vedere i nostri prendere posto dove hanno deciso di fare la loro partenza. Ad uno ad uno si infileranno traducendo il tempo in spazio con un sapiente balletto tra vele scontrate e rapide spinte di timone alla poggia. Anche il parlare si farà frenetico; gia’ li sento chiamare acqua oppure semplicemente vociare per innervosire i loro avversari. Sono secondi preziosi per caricare se stessi e l’imbarcazione di energia concentrata che diverrà velocità tra i dieci e cinque secondi dalla partenza quando le briglie saranno sciolte cazzando le scotte. Partiti. Ora non posso che aspettare i messaggi dai gommoni perché nessuno sa come si comporterà la squadra con avversari da tempo esperti di Laser e cresciuti nell’abbondante classe dell’Optimist in molto diversa dalla loro classe Bug. Ecco le prime notizie. I nomi si succedono ai numeri, i ragazzi stanno dando il meglio di se’. Tre prove prima di rientrare a terra. Eccoli bagnati fradici che portano in secco le barche e mostrano tutta la loro felicità. Rientra anche Riccardo, l’allenatore, quattro ultime istruzioni alla squadra e poi partiamo assieme per vedere i risultati ufficiali. Riccardo si zittisce e guarda la classifica per compararla con ciò che in acqua ha visto. Non riesce a contenere la gioia per quello che vede ed esplode in un salto bambino. Tre dei quattro ragazzi sul podio sono dei suoi, in tutto cinque atleti Osa nelle prime sette posizioni. Si gira, ci guarda e dice: “Si’, la squadra c’è!”
Non è solo l’allenatore ad esser felice, lo siamo anche tutti noi genitori intirizziti dal freddo.

Il ghiaccio s’è rotto ed è iniziata la primavera…..

Sbagliando si impara

Valerio, Greg, Francesco, Alessia, Riccardo, Giulia; eccoli schierati in partenza. Ognuno ha appena sfiorato il nostro gommone in una processione di barche singole per le ultime parole tra atleta ed allenatore . Ora sono loro, soli, davanti al campo di regata, agli avversari e a sua maestà il Tivano, che oggi e’ sopraggiunto scortato dalla sua corte di temporali. Le pettorine blu Osa dei ragazzi si stagliano in questo anfiteatro fatto di acqua e monti e cielo grigio. Un minuto. Valerio e Alessia si posizionano, barca ferma, in quello spettacolo di piccoli gesti sapienti a incastrare i loro Bug nel moto sospeso della partenza. Un attimo infinito di stallo prima di imbrogliare il vento nel movimento degli scafi. Loro sono poesia. Perfetti nel passare la linea; primo e seconda. La squadra Osa gli si compatta dietro; tutti agguerritissimi perché hanno studiato a tavolino le rotazioni del vento e si sentono forti, invincibili nella loro sicurezza teorica e pratica. Ogni movimento dei ragazzi racconta di un pensiero pensato. Eccola in acqua la sicurezza unita all’entusiasmo e alla spavalderia adolescenziale. Che spettacolo! Tutti uniti nella scelta del più esperto; ognuno affidato all’esperienza dell’altro per correre assieme alla conquista del podio. A loro serve solo questo; non hanno bisogno di guardare altro e non vedono altro. Sono nel flusso del vento ruotato, pensano di giocare una partita ormai nota. Come e’ bella la vita! Come e’ innocente l’adolescenza! Come è forte la certezza! Riccardo, l’allenatore, dal gommone, guarda il loro medesimo vento e sa che questa non e’ una rotazione. Il vento oggi danza in piccole oscillazioni di direzione e in grossi sbalzi di pressione. Al suo occhio di uomo esperto nulla è sfuggito e lui sa che la squadra Osa sta correndo dritta nella sconfitta con l’entusiasmo di chi ha la certezza in tasca! Cronometra quattro minuti di bordo piatto, mentre gli avversari dall’altra parte del campo risalgono il vento e girano la boa. Chissà che shock per i nostri atleti deve essere stata la vista della realtà alla prima virata. Ultimo, penultimo, terzultimo, quartultimo, quintultimo e sestultimo. Tagliano l’arrivo increduli e silenziosi. Il vento gli ha mostrato che certezze e scelte non sempre ti fanno trovare là dove pensi di essere. Lezione disorientante per degli adolescenti che si stanno mangiando la vita. E’ Riccardo, l’allenatore, che sapientemente tira i fili della regata e rimette in pista i suoi atleti. Lui sa che dopo averne fatto esperienza per loro sarà facile capire e fare proprio. Riccardo deve insegnare ai ragazzi ad uscire da sé ed imparare a guardare. Gli deve insegnare a sentire il campo di regata. Non si regata di certezze; si regata di sensazioni in risposta a situazioni, sempre diverse, che vento, acqua e boe creano nel campo. Che regalo per questi ragazzi che è arrivato dal vento Tivano di temporale. Riccardo sa che è venuto il momento di presentare alla squadra l’oscillazione del vento; evento raro sul nostro lago, ma non per questo impossibile, accompagnata da sua sorella la raffica, fenomeno naturale al vento di nord e per tal cagione noto ai ragazzi nella conduzione dell’imbarcazione, ma ancora straniero per loro in terreno di strategia di regata. Così io imparo assieme alla squadra che il vento può non ruotare, ma semplicemente oscillare e se una rotazione la si cavalca e la si fa propria, un’oscillazione la si scarta virandole in faccia primi fra tutti. Sono sensi e ragione che ti allertano se una rotazione in realtà è solo l’inizio dell’oscillazione. Devi divenire quel flusso per vincere, non basta dominarlo con parole e tecnica. Riccardo si ferma qui; raffiche e strategia di regata sarebbero troppo assieme a vento che ruota oppure oscilla. Ma i ragazzi hanno capito che molto altro farà di loro dei veri campioni e che il primo passo è iniziare a guardare coi sensi e con la ragione prima di lanciarsi nella certezza dell’azione. A me rimane la bellissima immagine della loro spensierata fiducia nelle convinzioni del mondo bambino che il vento Tivano di temporale ha, in un sol colpo, soffiato altrove. Sei pettorine blu Osa che, compatte, conquistano il fondo del lago, mentre la regata accade.

Un tranquillo Lunedì di regate

Come si fa a rimanere concentrati quando in giro per l’Italia ci sono gli Osa People a regatare?
Io sono seduta alla mia scrivania, ma il mio whattsup starnutisce in continuazione. Gli Osa Laser People sono impegnati a Dongo, i ragazzi dell’Osa Bug Team invece a Livorno: le condizioni meteo non delle migliori, così non si parte. Poi la capitaneria da l’ok, i Race in acqua e contemporaneamente anche i Laser sul lago hanno il loro “go” e il mio whattsup letteralmente impazzisce. Io tifo per tutti, perché li guardo allenarsi e soprattutto perché li vedo rientrare in terra ferma con quei sorrisi appiccicati dall’acqua dolce sul viso che la fatica non riesce a sporcare. Ognuno di loro ha, così, ricevuto un sonoro bacio di buona fortuna da Mamma Orza, ma Mamma Orza oggi ha in acqua, a Livorno, il suo cucciolo, solo, perché anche Riccardo, l’allenatore, ha lasciato fischietto e berretto ed ha indossato la muta. E’ tra i laseristi per diventare campione. La squadra Bug è affidata a Giuseppe e Angelo, i due papà tuttofare, ma in acqua i ragazzi son soli. A loro tutte le decisioni di tattica e strategia. Ieri Valerio è stato bravo un primo e un quarto, ma anche Mirna di Caldè è stata brava, un quarto e un primo; per le regole della vela sono primi pari merito, ma la vittoria andrebbe a Mirna se la chiudessimo qui, perché ha fatto meglio nell’ultima regata. So quanto Valerio ci tenga ad avere la possibilità di ribaltare il risultato ed ora può farlo perchè l’Intelligenza è stata ammainata. Mamma Orza lo sente determinato e concentrato, ma è pur sempre il suo cucciolo e lei va in tensione così lontana da lui; da mamma vorrebbe una vittoria per quella testa bionda. Così freme alla sua scrivania, per tutti, ma soprattutto per lui. Si deve distrarre per non influenzare con pensieri vibranti la concentrazione ed il divertimento della loro regata e così vi racconta dell’ultimo allenamento Laser quello prima della regata, per placcare la mente e regalare a suo figlio la libertà di fare quello che vuole.
Chi non è pratico di vela non sa quanto faticoso sia andare in Laser, ma è uno sforzo fisico non da poco ed i sei laseristi in allenamento erano arrivati fino alle scogliere di Piona dove la squadra Bug stava regatando, i grandi a tifare dall’acqua per i piccoli! Una lunga poppa con onda al giardinetto. A regata conclusa, Riccardo da il fischio di allenamento per le bianche vele e i laser si raggruppano tutti sotto alla scogliera. L’ordine è: “ partenza a coniglio e poi virate libere nello specchio d’acqua tra la montagna e il gommone. Circa quindici metri dove i sei laser devono navigare assieme. Ma Riccardo restringe il campo man mano che i laser risalgono finchè diventa una virata continua per evitare di schiantarsi o di uscire dal campo di allenamento. I più giovani resistono finchè possono, ma il vento sotto costa è forte, c’è onda, sono numerosi e loro sono ancora leggerini per queste vele, così, più volte, li ho visti saltare come gatti, oltre la falchetta, sulla deriva per evitare la scuffia … finchè non ne hanno avuto più … l’unico che non molla è Lodo, lui, un passato sui 29er, un fisico nel pieno della potenza, una tecnica invidiabile, porta a termine l’esercizio, ma appena i due fischi annunciano la fine della fatica si sdraia sul suo laser che diventa un giaciglio ove riprendere fiato e forze. Lodo è sfinito! Un attimo di riposo per tutti. Il mio whattsup ha ristarnutato, il vento a Livorno è calato, fanno anche una seconda prova, ancora non ci sono risultati. I sei laseristi pensano di rientrare dopo questo esercizio, perché ora li aspetta un’ora e mezza di bolina potente con onda in prua, ma Riccardo fischia di nuovo e chiama la Poppa con orzate e poggiate. Ci mettiamo attaccati alla poppa di ogni singolo laser che deve orzare o poggiare al fischio. Serve per imparare a fare la S e diventare dei treni in questa andatura; così uno a uno i ragazzi eseguono e io li vedo cazzare, lascare, appiattire, inclinare in una danza la cui armonia è solo un loro segreto. In gommone raccogliamo gli spruzzi della loro fatica che imbizzarrisce le acque. Di nuovo doppio fischio, l’allenatore ora li lascia rientrare, noi con il gommone torniamo a festeggiare l’Osa Bug Team, ci rivedremo tutti a cena davanti a pollo e patate cucinate da Martino. Ancora nulla dalle regate. Vado a fare la spesa, star ferma mi è impossibile… Whattsup ha starnutito di nuovo: ci sono nuove! Una regata magica: primo Enrico, secondo Valerio, terza Alessia, quarto Gregorio, Sesto Francesco …l’osa team è tutto qui! Bravi ragazzi … ora la seconda prova… io esco, non reggo!…ancora uno starnuto … ecco la classifica a fine regate…. Valerio è primo! Enrico terzo! Alessia quinta, Gregorio sesto con un ocs, Francesco nono. Grande squadra Osa! Ora non ci resta che attendere i risultati dei Laser, ma Mamma Orza nel profondo del suo cuore è più che felice per il risultato del suo Valerio, una vittoria nazionale che sempre rimarrà dentro di lui. Sei stato grande cucciolo!

La nuova stagione della squadra agonistica Bug

Sabato la nostra squadra agonistica Bug è tornata in regata. Ve la presento Enrico, Valerio, Gregorio, Alessia, Francesco, Riccardo, Rocco, Stella, Giulia. Ecco l’Osa Team Bug.
Renato, Marco e William, per capacità acquisite ed età raggiunta, sono passati ad un’altra avventura: l’Osa Team Laser. Entrano nel mondo adulto da campioni. Perché loro è il titolo, nazionale e zonale dell’universo Bug. Buon Vento ragazzi!
Ma torniamo ai nostri nani.
Enrico,Valerio, Gregorio, Alessia, Francesco sono esperti, per loro una nuova stagione di regate con alle spalle il proficuo lavoro dell’anno scorso. Li conoscete già, più volte hanno sporcato d’inchiostro queste pagine bianche con le loro avventure e conquiste. Ora è tempo di presentarvi i nuovi atleti. Giulia, ballerina di fisico, già danza la sua canzone sulle onde del lago; Stella, ormai per noi Stellina, si è conquistata il suo posto nell’universo e nei nostri cuori; Riccardo, ragazzino silenzioso che sotto alla frangia alla Capitan Harlock nasconde una mente capace di molto e Rocco il più piccolo, quaranta chili di sorriso, la pelle che si scotta anche al chiaro di Luna e la rara capacità di ricordare qualsiasi cosa gli venga spiegata anche a distanza di un anno.
Non ci sarebbe squadra se non ci fosse lago e sabato il Lago di Como ha lisciato le sue acque per lasciare che il lungo traino arrivasse velocemente sulle rive di Dongo; l’Osa scafo ha solcato quell’olio nel silenzio della mattina con nove barche al seguito e una ciurma ridente di ragazzini tutti in pettorina blu, perché sui petti abbiamo voluto portare le acque.
Sbarcati a Dongo, armate le barche, dopo qualche adempimento burocratico sono tutti di nuovo in acqua, ma il vento furfante è latitante, l’aria si scalda come in una giornata d’agosto ed i ragazzi sono tutti in tenuta invernale, non ci rimane altro che lasciar uscire la loro anima bambina ed il gommone diviene un tutt’uno con nove prue e nove poppe, una grande chiatta piatta che si trasforma in rampa di lancio per stratosferici tuffi, scherzi e battute. Ma qualcosa si muove, il vento si è svegliato con il mal di testa per il troppo calore e fa fatica ad entrare, le boe vengono comunque posate. I ragazzi scattano come molle sui loro bug, sulle loro facce vedi svanire la spensieratezza, le espressioni dei visi sono ora quelle di agonisti pronti a darsi battaglia. Ogni parte del corpo si allerta e i loro gesti diventano tecnici. Girano come mosche in attesa dei cinque minuti. Bandiera su. Riccardo, l’allenatore, ha un minuto per ascoltare le indicazioni dei ragazzi più grandi e poi chiamare la partenza definitiva. L’ordine ai grandi e’; “In comitato”. Ai nuovi, alla loro prima regata, dice:” voi partite dalla parte opposta alla calca”. Poi un ultimo occhio all’orizzonte; il vento è pigro, ancora tutto accoccolato nel suo tepore di letto, non vuole stirarsi. La regata parte, ma i grandi soffrono con questo vento a singhiozzi. All’arrivo si vede una pettorina blu è Riccardo, alla sua prima regata, che vince. Grande Riccardo hai stampato un ricordo indelebile nel tuo passato! Il vento si fa serio, si è decisamente svegliato e stirato! Richy, l’allenatore ricomincia il giro, ogni atleta prima della partenza ha un momento in esclusiva con l’allenatore; ad ognuno è chiesto qualcosa, ognuno ha il suo obbiettivo, a fianco all’obbiettivo comune di vincere. Richy chiama il Pin, la Breva ha ruotato. Si parte. Con questo vento si fa sentire l’esperienza. Valerio piazza una partenza perfetta, spettacolare e domina la regata dando mezzo lago al secondo. Anche l’ufficiale di regata viene a congratularsi con l’allenatore per i suoi ragazzi. Riccardo aspetta al traguardo ogni suo atleta; e di nuovo c’è un momento esclusivo per ognuno di loro dove pregi ed errori vengono elencati mentre le onde dondolano il lago. È l’ora della terza prova. Riccardo ascolta i ragazzi e poi conferma la tattica. La Breva è birichina, lei gira ancora più a sinistra. I campioncini si accaparrano ancora il Pin. Di nuovo Valerio parte alla grande e di nuovo chiude primo con una distanza abissale dal secondo. La giornata si chiude per riaprirsi Domenica. La Breva va a nanna tardi, ma riposa bene la notte, perché si presenta presto al mattino ed è già signora del luoghi. Tutti in acqua, oggi non si cincischia, ecco il suono dei cinque minuti, poi i quattro, Riccardo si zittisce; è vietato parlare. Un minuto. I ragazzi si schierano, ai venti secondi sono come cavalli imbizzarriti tenuti ai box, ai dieci cazzano e partono solcando le onde di questa bolina matura. Riccardo ha chiamato la partenza in Comitato, ma poi subito a sinistra perché il vento sta dando segnali di rotazione, i ragazzi devono guardare le ochette ed il tono più scuro del blu prima ancora di sentire la prua ruotare. Oggi è la giornata di Gregorio che pare di colpo padrone del campo dopo che stamattina Riccardo, a secco sulla lavagna usando i barchini a calamita, gli ha di nuovo spiegato come reagire alle rotazioni del vento. Chiuderà con due primi. Gregorio e Valerio, A e B, oppure 1 e 2, come li chiamiamo noi. Sempre insieme, fratelli anche nei risultati. La regata se la accaparrerà Gregorio per un punto, dopo un duello al traverso, di quelli all’ultimo sangue e degno di moto g.p., tra Valerio e Henry. Grande Gregorio! Ora lasciatemi raccontare di Giulia, la ballerina dell’acqua. Piazza un secondo dietro a Gregorio, di quelli indimenticabili, così perfetta nei movimenti, così elegante, così bella da guardare. Le chiediamo cosa ha pensato, lei dice: “ho seguito Valerio perché è bravo, ma poi ho visto che andava lungo così ho virato. Ecco l’atleta che pensa e agisce. Riccardino è quarto, silenzioso e preciso. Non posso non raccontare di Rocco, lui gareggia tra i piccoli, con la vela a penna tagliata. È l’ultimo giro di boa, da poppa deve strambare e poi orzare al traverso per l’ultimo stacchetto. Qualcosa va storto e scuffia, sbattendo la testa contro il boma. Richy si allerta, ma lascia all’atleta il tempo di reagire; incredibile, Rocco gira la barca alla velocità di un respiro, riesce a recuperarsi in velocità il cappellino che sta galleggiando e si lancia sull’avversario per riguadagnare la posizione perduta. Poi taglia il traguardo! È la sua prima regata, non sa come reagirà l’allenatore alla scuffia e lo guarda titubante, ma Riccardo è orgoglioso della sua reazione all’errore, e lo festeggia perché ha piazzato un bellissimo quinto posto. Rocco illumina il lago con il suo sorriso solare e rompe la Breva con la sua grassa risata, poi si lancia nel suo racconto della regata, quando di poppa ha superato un suo avversario. A fatica gli controlliamo che la testa sia intatta perché lui è così felice che non si ricorda nemmeno più della bomata che ha appena preso e non riesce a star fermo. Lasciamo la Breva regina per tornare a terra dove una pastasciuttata aspetta tutti gli atleti. Poi, a sera, il lago si lascerà fendere nuovamente dall’ Osa scafo, quando il gommone riporterà barche ed atleti in base a Dervio con un traino che a guardarlo dall’alto sembra un serpente sazio e silente.