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Storie di Orza Minore Scuola di Vela: Una Domenica d’inverno.

Che gioia tornare sul lago. Le acque dormono sotto la calda coperta di neve che copre le brulle cime, mentre gli alberi nudi avvolgono il liquido blu come lenzuola irrigidite dall’amido profumato dei lavaggi a casa di nonna quando eravamo bambini. E’ profumo di sole pallido e velato. E’ profumo d’inverno; delicatissimo e candito; assolutamente fermo; ancora non pronto a trasformarsi nelle spensierate fluttuazioni delle fragranze primaverili. Il clima incornicia questa natura bagnata abbracciandola con il suo freddo non rigido, ma pungente abbastanza da destare i sensi fissi. In questa atmosfera di inverno lacuale Orza Minore si sveglia al nuovo anno. Cinque sono le imbarcazioni che per prime salutano le acque increspate dal vento di nord. Filano tranquille tra le piccole ochette uniche macchie di colore nell’aria monotono. In acqua c’è il corso istruttori che affianca a perizia tecnica perizia didattica per far nascere nuove capacità necessarie per trasferire il sapere. E’ un lavoro intensivo che continua dentro alla precoce notte invernale. Scaldati dal camino della nostra base, i futuri istruttori ascoltano l’orgasmica voce di Lorenzino che sminuzza il gesto del virare e dello strambare in infinite piccole azioni e restituisce un mondo di piacere a chi ha per trasporto il timonare. In barca amore e passione sono infettivi; e’ per tal ragione che gli istruttori si espongono in questo modo al piacere parlato di Lorenzino. Mentre il corso istruttori fa proprio lo spazio tra le due boe gialle con risalite a vele bianche e discese sotto spi, altre tre imbarcazioni si godono il lago addormentato solo per puro divertimento. Oggi e’ giornata di Veleggiata! Non ci sono istruttori e allevi, ci sono equipaggi che solcano il lago per puro riposo, senza obblighi se non l’orario del ristorante sull’altra sponda del lago che tiene pronta polenta e latte per scaldare i naviganti all’attracco. Il piacere di portare la barca e’ affiancato al piacere di scaldare il corpo con un succulento pranzo bagnato da vino e chiacchiere ed e’, anche, affiancato al piacere di essere immersi in questa natura spoglia, ma potente. Torneranno stasera in base, sicuramente rosei per l’aria invernale e per la gioia della giornata spesa tra sport e divertimento. Voi pensate che le attività di Orza Minore siano concluse qua? No, il profumo d’inverno sta accompagnando tre giovani agonisti che ormai troppo cresciuti per il loro bug, sono alle prese coi nuovi laser. In un’altra parte del lago loro stanno affinando le tecniche per non finire nelle gelide acque e per trasformare ogni piccolo gesto in velocità’ . Riccardo l’allenatore e’ in acqua con loro per condividere assieme gioie e dolori, ma noi sappiamo che sono giovani e forti e non sarà certo il freddo di questo Febbraio a fermare il loro entusiasmo e la loro voglia. Sappiamo anche che domani, con le gambe sotto ai banchi di scuola, lasceranno tornare la mente ad oggi per ripassare, mimando coi corpi, i movimenti che stanno divenendo meccanici. Siate indulgenti insegnati, la loro persona sta solo correndo dietro alla passione per la perfezione del gesto. In Orza Minore, infatti, si insegna ad esprimere i propri talenti. Saranno futuri istruttori, semplici amatori o perfetti agonisti.

Gli Orza Sei

Dovete sapere che Orza Minore ha tre anime: l’elemento naturale che prende il nome di Tivano o Breva ed e’ primadonna, così si fa spesso aspettare. L’elemento umano, un insieme variopinto di personalità capace di creare un ambiente dinamico e rilassante, fucina di corsi, regate, cene, feste e pensate varie; un gruppo di amici che si mischia con chi vuole avvicinarsi alla vela e fa nascere nuove realtà…..Poi ci sono loro! Ve le presento: Morgana, Maga Magò, Circe, Medea, Finnicella, Kali’, Nannie, Babayaga, Ariel, Margolfa e Mago Merlino. Ognuna ha il suo carattere anche se portano la stessa divisa. Rossa e’ la parte che s’infila nell’acqua e bianca quella che fende l’aria. Hanno poi un tocco di verde che appare nelle poppe veloci e poi scompare quando gli scafi s’inclinano. E’ la flottiglia di maghi e streghe pronta a fare magie per rendere le uscite sul lago incantate. Morgana fa trabocchetti e crea miraggi spostando il vento di qui e di la’. E’ la fata adorata dagli agonisti perché’ nei suoi trucchetti si nasconde la velocità. Maga Mago’ e’ regina dei duelli con lei gli ingaggi sono sempre spettacolari. C’e’ un unico giovane cavaliere di nome Renato che in Orza Minore sa come rompere i suoi ingaggi e poi vincere, proprio come il germe uccide il drago. Circe, “dai riccioli belli, dea tremenda con voce umana”. Ti concede amore, ma vuole tutto da te e ti ingabbia in sogni perenni di venti perfetti; se non l’assecondi lei ti porta in strapoggia senza che tu lo sappia. Medea, sorella di Circe e’ la maga astuta; astuzia e caratteraccio fanno di lei perfetta alleata nelle regate, per farti vincere lei sacrificherebbe anche i suoi figli. Nessuno di Orza Minore le chiede tanto, ma tutti apprezzano tattiche e strategie che lei ti permette. E’ la più amata dai principianti perché se non lo sai fare tu, lo sa fare lei. Finnicella strega capace di ardere al rogo e poi rivivere, ti fa attraversare sicuro ogni tempesta. E’ per gente audace che poi sempre scopre, navigando con lei, quanto sia divertente e fidata la vita anche nei momenti di calma. Kali’, la grande madre, completa creazione e preservazione con la distruzione; e’ la preferita delle donne mature che sanno il valore del lasciar andare. Per questo e’ la più veloce e quando al timone c’è mano di donna e’ imbattibile. Nannie e’ la tata di ogni bimbo Orza Minore, fare la traina con lei e’ uno spasso; una volta l’ho vista abbattersi per far scendere in acqua dolcemente uno dei nani. Babayaga, la mia preferita, strega che pretende tutto l’intuito che hai; ti mette alla prova e aspetta; vuole vedere se lo sai nutrire ascoltandolo. Con lei si diventa adulti e velisti oppure ci si perde nelle proprie paure. Ariel, spirito dell’aria e figlia del Mare adora accompagnarsi ai baldi giovani in grado di farle cambiare natura, così, in acqua te la ritrovi impacciata nelle virate e strambate e subito dopo elegante e filante nei cambi di direzione. E’ molto dolce e pertanto perfetta come nave scuola, ma si sa che l’acqua e’ il suo elemento. Margolfa e’ un donnone alto che vive per scovare i tuoi errori. Con lei si fanno i corsi di autonomia perché poi, in acqua, diventi responsabile della vita degli altri e non ti e’ più dato sbagliare. Mago Merlino il piu’ potente dei maghi in quanto chiaroveggente. Lui porta la flottiglia in modo esemplare. La tavola rotonda, cioè barca ferma con poppa in cerchio, poi, al via, partenza con virate e strambate al bisogno ed ancora barca ferma a due lunghezze sempre concentriche e’ la sua mossa preferita. Tutti noi l’eseguiamo ad occhi chiusi ormai tanto ci fidiamo di lui. Con Merlino alla guida anche la vela può essere sincronizzata. Giochi a parte e’ l’imbarcazione sulla quale i cinque membri del cda vanno quando devono pensare e decidere. Eccovi presentata la flottiglia degli Orza Sei che quotidianamente, con venti deboli e forti, ci permette di diventare un tutt’uno con la natura che ci circonda e con la più profonda e nascosta parte di noi. Attraverso la loro magia che solca il lago, tu puoi tornate a terra avendo conosciuto il vero te stesso. Io, ve lo confesso, le adoro tutte e undici!

Un allenamento al limite:

Oggi non e’ giornata da prendere alla leggera; e’ sceso da nord un vento barbaro probabilmente figlio di Attila. Un recupero in porto, due gommoni usciti per un surfista in difficoltà e per un Orza 6 finito a Varenna; equipaggio riportato, ma imbarcazione ormeggiata, impossibile ritornare. Trenta sono i nodi di Nord rafficato. Allenatore e agonista si guardano negli occhi. Io vedo il guizzo di energia che passa da uno all’altro. Non faccio in tempo a pensare: “ mio Dio” e sono in acqua; anzi, siamo in acqua. Gommone e Tera affiancati; allenatore e ragazzino insieme ad affrontare quel vandalo di vento. Un delicato lavoro di timone e scotta perché con i vandali bisogna essere determinati, ma gentili se li vuoi sfruttare in tuo favore. Non e’ solo il vento a essere proibitivo, l’onda e’ pazzesca. Lui in acqua e’ perfetto. Ha bisogno un attimo per prendere le misure al lago arrabbiato, ma appena la mano impara ad assecondare la natura impazzita, scafo, vela e velista disegnano un bolina impeccabile per angolo e velocità. Poggiata, lascata, orzata, cazzata tra continue cinghiate; ogni singolo muscolo lavora e la barca vola dentro e sopra alle onde in mezzo alle raffiche. Una, due, tre virate tra spruzzi e acqua pronta a vaporizzare. Ma e’ ora del lasco. All’ inizio e’ titubante ma poi sull’onda capisce d’istinto cosa deve fare e la piccola vela accelera come non ha mai fatto. Agonista e allenatore urlano assieme perché quelle surfate sull’onda sono puro divertimento. Io sono attonita davanti a tanta maestria nata da questo gioco di squadra. “Prova una strambata” e’ il nuovo ordine. Io penso: “ oh mamma!”. Valerio esegue, ma tituba e perde velocità il vento si appoppa e lo abbatte. E’ in acqua. La deriva si sgancia ed esce. Valerio deve andare sotto allo scafo o sarà impossibile raddrizzare l’imbarcazione. Ma si sgancia anche il timone a causa di un’ onda che spinge il gommone troppo vicino alla barca scuffiata. Valerio lo deve recuperare in velocità altrimenti affonderà. Preso, ce lo passa. Ora viene il difficile, lui sparisce sotto allo scafo. Il tempo passa. Vado in allerta; mio figlio e’ là sotto mentre vento e onda hanno fatto il vuoto nel lago. Ci siamo solo noi. “ Fallo risalire” mi rendo conto che sto pregando…non reggo più non vedere mio figlio sapendolo sott’acqua in quelle condizioni. Ecco che esce la deriva e poco dopo torno a vedere la testa di Valerio. Ora posso respirare di nuovo. Raddrizzata la barca, cerchiamo di rimettere il timone, ma in quelle condizioni e’ impossibile. Non resta che trainare, ma anche la traina e’ delicata, lui deve in continuazione riequilibrare la barca che sembra un serpente sull’onda. E’ così stanco che non riesce a smettete di sbadigliare; in fondo ha solo dodici anni. Poi lo sento cantare. Chissà se si sta ninnando o tenendo sveglio?….ora però vi racconto cosa ho visto in quelle condizioni limite. Tra vento e onde ho visto un adulto e un ragazzino lavorare assieme per piegare la natura con gesti tecnici perfetti e produrre velocità. Ho anche visto adulto e ragazzino trasformare la velocità’ prodotta in puro divertimento e saperne godere. Oggi in acqua ho visto una squadra in allenamento, ma ho anche visto due uomini confrontarsi e divertirsi. Lasciatemi ancora dire a Valerio e Riccardo: “io isso in vostro onore la bandiera Osa per la maestria e l’umanità con la quale, soli, avete affrontato il vento barbaro.”

…Ancora la squadra agonistica…

Eccola di nuovo in acqua la squadra Osa! Hanno appena finito il riscaldamento intorno al gommone, una partenza a coniglio riuscita perfetta ed e’ ora di lavorare sulla bolina. “Francy barca piatta”; “ Greg gentile con il timone, quando orzi lo devi accarezzare come se fosse il tuo gatto, quando puggi puoi essere più deciso”; “Vale sei troppo orzato vedi che la barca si pianta?”; “Rena vuoi un caffe’?”; “Marco non muovere la schiena”; “ Jessica cazza scotta”; “William vai bene così”; “Olli la base e’ troppo tesa lasca “. Ognuno riceve un’attenzione speciale. Oggi si guarda al particolare. Anche la poppa viene curata “peso avanti, voglio vedere le poppe fuori dall’acqua…Forza che con questo vento non c’è pericolo di scuffiare”. Ma il fischio da un nuovo comando e le barche si uniscono in una fila di lasco. Ora laschi e poppe si succedono intervallate dalle strambate a fischietto. E’ fondamentale capire quali mura tenere per avere la precedenza che ti fa passare e non incastrare con quelle vele tutte aperte. Acquaaa….Il fischio ripetuto richiama le barche: “dai forza partenze a due a due ogni minuto. Voglio vedere lo scatto … a sette secondi cazzo randa con questo vento, do il colpo e parto”….”non passate la linea”. “Ora partenze tutti assieme, do i due minuti, sincronizzare gli orologi.” “siete tutti fuori dalla linea” “ancora!” “Dai forza questa e’ una regata completa….due minuti!” le ore passano sono già cinque ininterrotte che i ragazzi lavorano. E’ ora di rientrare; Greg si porta a casa tutti i tre primi posti…oggi e’ decisamente stata la sua giornata. A terra dopo merenda si fa teoria alla lavagna e poi sulla vela a secco. Bisogna capire come si sposta il grasso in diverse condizioni di vento e cosa fare per non usare male la sua forza…in fondo Cunningam a Vang non sono mica lì di bellezza!

I ragazzi OSA.

Quei ragazzi si conoscono da tempo ormai, e per tutto l’inverno ognuno è stato impegnato in altre attività, ma oggi il loro allenatore li ha riuniti tutti sul prato davanti al lago perchè il momento è ormai giunto. I teli che ricoprono le barche dormienti da mesi devono essere rimossi ed i bug armati. Oggi, poi, è giorno di festa in Orza Minore perché ci sono le barche di Valerio e Greg da varare. Così, Riccardo, l’allenatore, ha fatto preparare una piccola cerimonia e le due imbarcazioni vengono bagnate dai due giovani armatori con litri di coca cola prima di poterle mettere in acqua per iniziare la nuova stagione di allenamenti. La coca cola, vi assicuro, è corsa in abbondanza su barche e magliette degli otto ragazzi che formano la squadra agonistica di questa bella scuola affacciata sulle rive del lago di Como subito all’inizio del comune di Dervio. Anche il pranzo è stato speciale, niente mangiare tradizionale, i ragazzi hanno ingurgitato torte, merende e caramelle prima di correre a cambiarsi per entrare finalmente in acqua. Il lago, in questa stagione è molto freddo, ma loro sono ormai esperti e l’abbigliamento è tecnico … poi in acqua si lavora duro e finisce che fa pure caldo. Sono sette ragazzi e una ragazza che portano le loro barche con l’eleganza e la freschezza della loro giovane età. Non sono solo una squadra, sono anche un gruppo di amici che condividono la stessa passione. Quando li guardi virare e strambare attaccati al gommone di Riccardo sono così attenti sulle manovre che l’espressione giocosa dei loro volti a terra lascia il posto a quella che racconta concentrazione e determinazione in acqua. Poi il riscaldamento finisce e le imbarcazioni si distendono sul lago; Riccardo attacca il suo concerto di fischietto e i bug rossi e bianchi iniziano la loro danza sull’acqua che porta via il respiro a guardarla. Le vele si piegano di qua e di là sincronizzate da quel suono acuto, le barche si incrociano, si passano, si fermano e ripartono sotto gli occhi di quell’unico spettatore che dal gommone continua il suo concerto di fiati cui il lago risponde con sibili quasi silenti al passare delle barche. Il pomeriggio è lungo in acqua, ma i ragazzi si divertono troppo per pensare alla fatica. E’ ora di tornare però, e, riposte a terra le barche, sul volto dei ragazzi torna l’espressione giocosa, questa volta, con anche stampata stanchezza e fame addosso, ma prima ognuno di loro pensa a disarmare il proprio bug e riporlo al suo posto, poi doccia per scaldarsi e adesso sì che è ora di attaccare il tavolo preparato per la merenda. Le forze ritornano ed i ragazzi sazi di vento e dimentichi della fatica finiscono la loro giornata rincorrendosi sul pratone. Anche Riccardo è stanco, ma la sua espressione racconta soddisfazione per il lavoro e la concentrazione dei suoi ragazzi in acqua. A Domenica prossima, si salutano con i borsoni sulle spalle; ora bisogna correre a casa e andare a dormire presto perchè domani c’è scuola.
A domenica prossima allora!