Articoli

Attrazione

Ecco succedeva di nuovo. Momento terribile. Tomba della tranquillita’. Annuncitore di schiavitu’. Quante volte si era incoronato imperatore della sua vita? Lo odiava. No, lo desiderava. No, lo odiava. Solo poteva cio’ che null’altro riusciva. Si presentava sotto mille forme, ma Lei lo sapeva sempre uguale. Attimo di natura eterna. Unico dio della sua vita. L’aveva obbligata a girarsi. Le aveva imposto una stretta di mano. Aveva fatto propria una parola mal data. Era stato dentro a uno sguardo. Aveva abitato un sorriso; ora ancora possedeva due occhi sopra una scala a levarle la testa. Tiranno, odioso tiranno. Albero della conoscenza. La nuova battaglia tra schiavi era iniziata. Non di nuovo, no. No, non smettere mai. Non di nuovo, no. Ma l’attimo aveva ancora una volta inciso la sua carne; non c’era ritorno. Quanti segni portava? Quanti segni l’avrebbero ancora marcata? Questo non era diverso dagli altri. Un rinculo nello stomaco, oracolo veggente del futuro monotamente noto eppur sorprendentemente da scoprire. Ora toccava semplicemente trasformare in vita quell’ imperativo binomio. A volte accadeva, a volte no. Ma il sigillo sempre ne usciva trionfatore. Ecco succedeva di nuovo.

L’angelo dell’Amore

L’aveva incontrato solo una volta; Lui era intento a fare ciò che doveva fare curvo sul suo lavoro quotidiano senza badare a chi o cosa gli stesse passando accanto. Anche Lei era intenta nella sua vita e passò a fianco a quel giovane uomo accoccolato con la leggerezza della giovinezza. Solo una volta oltrepassato Lei lo sentì. Era come una forza che imponeva al suo corpo di voltarsi; si arrese e si voltò proprio mentre lui alzava gli occhi nella sua direzione. Si guardarono senza vedersi veramente; uno sguardo che parlava più ad ognuno di se stesso che dell’altro. Lei ne rimase sconvolta. Non si era solo girata, gli aveva regalato la sua anima e quasi certamente il suo corpo.

Poi era capitato di incontrarsi e scambiare anche qualche parola, ma un senso di bizzarro era cresciuto in Lei perché, essendo estranei, si parlavano da estranei, ma, dentro di sé, Lei non riusciva a percepire la differenza tra il proprio corpo e quello di Lui. Era come se la realtà scomparisse per lasciare emergere un mondo fatto solo di loro due. Il dentro era l’opposto del fuori e Lei ci stava seduta in mezzo. Era difficilissimo. Che fare? Ci pensò la vita: troppo diversi non si incontrarono quasi più.

Ma la loro storia non finì lì. Perché smisero di incontrarsi di persona ed iniziarono a frequentarsi la notte in sogni ove non parlavano la lingua del sonno; il loro vocabolario apparteneva alla vita. Qui si incontrarono di nuovo una prima volta, ponendo molta attenzione l’uno nell’altra; si regalarono il tempo di conoscersi reciprocamente e piacersi per mille motivi, non sempre logici; chiacchierarono di mille cose senza che le differenze tra loro riuscissero a recidere ciò che era nato da uno sguardo non dato. Lui la andava a trovare presto la mattina e le si sdraiava accanto svegliandola con gentilezza; oppure la trascinava via da quel letto quando ancora non si era addormentata per portala in posti mai visti prima, ma ormai familiari ad entrambi in quel sonno vissuto.

Nel sonno si amarono fisicamente molte volte regalandosi sensazioni sconosciute o conosciute; assieme arrivarono a fondersi nel piacere senza mai sentire il desiderio di dover chiudere gli occhi perché quegli occhi erano già chiusi. C’erano solo loro due senza la vita vera; quella ove certe cose non avvengono mai. Lì tutto avveniva ed anche di più in un rincorrersi di felicità che durava semplicemente il tempo del sogno. Poi Lui volava via portato da bellissime ali bianche salutandola con un bacio senza tempo; Lei lo guardava allontanarsi con una luce nuova negli occhi.

Nella realtà, fuori dal sogno, capitò che si incontrassero ancora; sempre estranei si trattavano con una familiarità rara forse consci entrambi che nel mondo ove l’astro maggiore non è il sole la loro era un’altra storia.

Davide

Catturata alle spalle mi volgi mentre ogni singolo atomo del corpo ti identifica, innesco di fuoco sopito da tempo.
Tutto sciogli e sulla lava Rosa sboccia.
Sfilacci il Nulla mostrando la tua urgenza.
Mi appartieni non più ladra di piaceri altrui.

Attrazione

Non esisteva ai suoi occhi. Poi sentì calore. Era la carne maschia d’improvviso infiammata da un ricciolo. Lei si girò a scaldarsi, ma si attizzò. L’assenza divenne, così, ingombrante presenza che riempiva parole e sguardi. Ora bisognava vivere.