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Il vecchio che amava i libri

La vita gli era scivolata nei libri da un tempo tale che la sua mente aveva ormai dimenticato.
Ma come è possibile ricordare quando la ricerca si trasforma in risultato? Il desiderio in felicità?
Da giovane il suo spirito entusiasta gli aveva donato una doppia vita; una nel mondo della volontà e delle azioni dentro al tempo scandito ed una seconda nel mondo dei significati dentro alle parole scritte ove il tempo è solo artifizio.
Ma la sua vita scandita era precocemente sfumata sotto al peso della fatica, si era avvizzita, come una prugna secca, fino ad arrivare a dissolversi, come un corpo morto, nella vecchiaia. Non era stata una vita vuota o sfortunata; era solo stata una vita ordinaria nella quale allo sforzo non aveva quasi mai corrisposto la soddisfazione, e la delusione aveva così preso sempre più spazio allagando i desideri finché questi si erano sciolti come il sale in un mare di coscienti rinunce, necessarie, ai suoi occhi, per mantenere integra quel poco di energia rimasta. Poi era stato il turno degli acciacchi di salute che avevano ingigantito il senso di fatica mortale e schiantato la sua quotidianità contro quel grande platano che è l’inattività.
Eppure lui era un uomo felice.
Il suo fuoco, se pur affievolito, non si era spento nelle rinunce. Troppo grande era la riserva di legna ove il tempo era artifizio.
E lì, alla luce tremula di una candela, i desideri erano diventati contagiosi a tal punto da rendere l’uomo immune alle delusioni ed all’abitudine. Le parole erano diventate lo spazio ove lui sapeva la propria esistenza capace di accumulare energia come una molla compressa e di rilasciarla sotto forma di vita senza il bisogno di alcun fatto compiuto o di altro essere umano.
Si sapeva uomo vorace e saziava la sua fame con la conoscenza e, come dopo ogni pranzo che si rispetti, lui, poi, sentiva le proprie viscere appagate di senso ed il cuore sazio di amore.
Questa era diventata la sua vita e così lui ora passava le sue gornate da quando, quel giorno dimenticato, aveva trasformato la ricerca in risultato e il desiderio in felicità.

Il regalo

Ho ricevuto un regalo.

È un oggetto speciale perché ha tanti volti. Lui mi sorride per l’amico che me l’ha dato in dono, il quale, molti anni fa, un giorno, cedendomi il passo attraverso una porta, si è incastrato nelle mie viscere.

È buffo come a volte non siano solo gli spazi ad essere varcati negli usci. Perciò ora, se accarezzo il pacchetto, finisco dritta nelle mie budella in compagnia del mio amico.

Il regalo poi mi sorride perché è un dono non scelto, lasciato alla sorte; infatti è stato comprato impacchettato…

E vi chiedete perché mai il mio amico mi si sia incastrato dentro?

Lui lo ha certamente comprato attirato da una frase scritta in bel corsivo; oppure forse semplicemente tirandolo fuori dal cesto….

Così la sorpresa a spacchettarlo è stata doppia; mia e sua.

E vi chiedete perché mai il mio amico mi si sia incastrato dentro?

Poi il regalo ride perché è un libro. Per di più cartaceo. Mi sono sempre chiesta perché mai i libri ridano così tanto quando li sfogli e l’unica risposta che son riuscita a trovare è che probabilmente gli autori, scrivendoli,  producano alle pagine così tanto solletico da farle sganasciare per anni a venire.

Sono settimane che mi porto quel dono in borsetta e, quando nel giorno accade il momento inutile di una qualsiasi attesa, io apro il mio regalo e leggo. Non è una storia, sono tante piccole storie di tanti piccoli o grandi viaggi che hanno cambiato la vita di chi li ha affrontati.

Sono tutti viaggi che stanno nel tempo di un’attesa e questo è il primo motivo per il quale io sorrido a mia volta al libro.

Molti di quei viaggi io li ho già percorsi, ma non mi era mai saltato in testa di catalogarne la meta, così ora leggendo di ignoti nelle parole di uno sconosciuto io vedo in sequenza gran parte della mia vita e mi stupisco di quanto ricca essa sia.

Mi sorprendo anche un poco poiché l’autore sa molto di me, senza avere alcun pensiero della mia umanità.

Così oltre ad essere viaggi nelle vite altrui questo è un viaggio nella mia, tutto compreso dentro al tempo di un’attesa.

E vi chiedete perché mai il mio amico mi si sia incastrato dentro?

Ogni libro ti sorride con le sue parole; l’armonia di questo scritto è data dall’abbondanza degli aggettivi scritti in sequenza. Così i viaggi son tutti grassi, forniti di quella ciccia non soda, ballonzolante che addosso alle donne esprime bellezza di forme. È invece scarno di verbi, così non devi pensare all’agire e puoi riposare e goderti il viaggio, sempre stando sospeso.

Il libro ha un titolo interessante: “Controvento”. Chissà se l’autore, Federico Pace, è un velista e sa che controvento non si può andare, gli si può solo bordeggiare accanto. In realtà la cosa poi non è così importante. Lui forse non sa, ma io so che ogni bordo è un piccolo viaggio, con una propria meta, una propria andatura, una propria inclinazione. Ogni lato del controvento ti cambia la prospettiva perché ti sposta rispetto a dov’eri, ma soprattutto ogni bordo deve essere aggiustato mentre lo si percorre perché la zona di controvento cambia in continuazione innamorata com’è del vento che gira.

Leggendo Controvento bordeggio dentro alla mia vita, ancora non l’ho finito, ancora non l’ho finita, ancora non so quale sarà l’ultima posizione del vento.

E vi chiedete perché mai il mio amico mi si sia incastrato dentro?