San Pietroburgo 10

Pagine di viaggio. Giorno 13. Sono stata in spiaggia al mare. Che belle le spiagge del golfo di Finlandia. Non so dove poggiassero i miei piedi se sulla sabbia, se sulla riva oppure sull’acqua….era tutta una distesa ghiacciata con sopra la neve a perdita d’occhio. Non c’era il rumore dell’onda ne il profumo del mare. Solo due ombrelloni di legno gialli parlavano di mare e di spiaggia. Era un grande silenzio bianco, immoto. L’abisso non era sotto ma sopra perche’ non c’era il limite nemmeno verso il cielo. Io ero un piccolo pezzo di carne nell’immensita’. Mi sono persa in quel vuoto pieno di bianco e ho dimenticato di fare attenzione al mio corpo cosi’ mi ci e’ preso un principio di congelamento perche’ invece di +30 ce ne era -30. Ero insieme a persone Russe che quando hanno visto che qualcosa in me non andava mi hanno fatto fare quel che per loro e’ normale e cosi ho recuperato al calore quei pezzi di me che si erano fusi col ghiaccio. Come dicono loro mi hanno scaldata da fuori e da dentro. Credo di essere tra le rare persone che in spiaggia invece di essersi ustionate si siano assiderate! Stasera ho poi visto danzare delle streghe in tulle bianco e mentre le guardavo dal calduccio del teatro il ricordo della spiaggia ghiacciata con il suo mare di neve si e’ fuso con quei corpi sinuosi ed io li ho visti danzare nell’abisso bianco e di nuovo mi ci sono persa dentro. Era un mondo fisso dove la vita con gesti aggraziati portava calore. In questo modo, stasera, dal palco reale mi ha salutato San Pietroburgo. Che altro posso dire di questa citta?….che qui le coperte cadono sempre a sinistra….ciao Russia, buongiorno Italia.

San Pietroburgo 9

Pagine di viaggio. Giorno 12. Sono giorni interi che mi guardo intorno perche’ c’e’ qualcosa che non torna al mio occhio. E’ questione di familiari proporzioni; quando mancano l’occhio mette in allerta la mente perche’ verifichi. Guardo in continuazione per cercare di capire cosa manchi al mio occhio. Alla messa di Natale, si perche’ qui ieri era Natale, ho visto. Mancano gli uomini! Si’ in Russia, la popolazione sopra i quarant’anni e’ per quattro quinti una donna. Allora oggi ho chiacchierato un poco con Natasha, la mia insegnate: Nathasha, ma dove sono gli uomini in Russia? Sarah c’e’ stata la guerra. Nathasha quale guerra? La prima guerra mondiale…ma Nathasha e’ passato piu’ di un secolo…Sarah poi c’e’ stata la seconda guerra mondiale e poi l’Afganistan. I nostri uomini sono morti. Tu sei sposata Natasha? Sono vedova. L’hai perso in guerra? No e’ morto in un incidente d’auto. Poi ho chiesto ad Irina il medico che mi ospita. Irina ma dove sono gli uomini Russi? Sarah gli uomini Russi muoiono, non vivono molto. Mio marito e’ morto, i miei amici sono morti. Mi gira le spalle per andarsene, ma poi ci ripensa si gira, si impettisce, e mi dice: “la Russia e’ una nazione di donne”! Io allora penso a tutti i volti che ho visto passare in questi giorni. Volti bellissimi, di un eleganza e raffinatezza rare. Volti di tutte le eta’. Le donne russe non appassiscono diventano regali. Anche a queste temperature estreme non perdono la loro femminilita’. Portano il capo coperto, raramente si vedono i capelli, e allora mettono in risalto la gentilezza dei loro tratti con un trucco sapiente. Sono alte e snelle e portano lunghe pellicce, dai colli alti e dai grandi cappelli, che muovono in giro con rara grazia. Mantengono negli occhi una grande dolcezza che nasconde la forza che invece hanno. Non hanno bisogno di affermare nulla. Non so se e’ perche’ lo hanno gia’ fatto oppure ancora lo devono fare. Non posso che inchinarmi alla loro potente ed estremamente femminile bellezza.

San Pietroburgo 8

Pagine di viaggio. Giorno 10. – 26! Fin li e’ scesa la colonnina oggi. Ora e’ freddo anche per i Russi! Si chiudono le scuole, si chiudono gli uffici; le gonne spariscono e appaiono le pellicce. Tra -13 e -26 c’e’ un universo di mezzo. A -26 e’ come se il freddo fosse una pellicola che ti si adagia sui vestiti. Tu la senti ovunque e all’inizio e’ perfino piacevole perche’ distingui la tua parte calda dalla pellicola, ma con il tempo, e mica poi tanto, la pellicola diventa uno strato sempre piu’ spesso che si mangia la giacca e poi il golf, la magliatta finche’ nulla lo separa da te…e tu allora sei morta. L’unica possibitita’ e’ tenere la pellicola di freddo il piu’ superficiale possibile e lontano dal corpo. In Italia si dice che ossigeno e acqua non lo si nega a nessuno; qui si dice che ossigeno, acqua ed un posto caldo non va negato a nessuno. Ecco perche’ i russi bevono il the! Ho scoperto essere queste le doti del the: primo ti toglie dall’aria quel tanto che basta al tuo corpo per recuperare centimetri nella battaglia col freddo; secondo mandi giu’ del liquido caldo che spegne l’incendio che l’aria innesta nei bronchi se respirata senza alcun filtro; terzo sorseggi mille sapori in uno perche’ la fantasia dei russi in fatto di the e’ infinita; quarto e’ un occasione di fare due chiacchiere e tornare a sorridere. Qui non esistono caffetterie, ma la citta’ e’ piena di ” theerie”. Ora siccome e’ tanto freddo ho passato il mio tempo al museo d’arte russa. Dalle icone del trecento all’ Avanguardia del novecento…che viaggio! Ma e’ il novecento che e’ apparso inaspettato. Mentre mi godevo con gli occhi quelle opere d’arte, ho visto strani movimenti tra le donne sovietiche; si perche’ qui ci sono le donne Russe, quelle bellissime donne che ammagliano molti dei nostri uomini, per intenderci, e poi ci sono le donne Sovietiche; vecchie, vecchissime signore che qui tutti temono; basta un loro sguardo e la Russia ubbidisce e pure di corsa. Degli uomini invece c’e’ ne di un tipo solo; mi sa che gli uomini Sovietici son gia’ tutti morti. Orbene queste signore, che normalmente sono tutte guardiane, hanno iniziato a chiudere a mezzo le porte delle sale del museo; ma io che ho imparato a conoscerle, mi sono portata in posizione tale per cui non potevano tagliarmi fuori dal percorso obbligato e cosi mi sono goduta tutte le sale del novecento. Ad un certo punto sento stak la prima porta si chiude ed una sovietica mi si accoda, stak la seconda porta e la seconda sovietica, stak la terza….ho chiuso il museo da pifferaio magico con venti sovietiche dietro alle spalle che mi incitavano il passo se per caso mi fermavo estasiata. Che scena! Alle 18.03 hanno iniziato a chiudersi a meta’ le porte alle 18.15 le donne Sovietiche avevano svuotato il museo da 5.000 persone e sopratutto avevano restituito 5. 000 giacche, tranne una la mia che ho indossato assieme alle loro.

San Pietroburgo 7

Pagine di viaggio. Giorno 9. Sto facendo la pace con un pezzo di mondo. Sono cresciuta respirando aria di diffidenza verso l’unione sovietica. Per me, ma credo per la maggior parte di noi, questo mondo era la negazione di tutto quello che significava vivere in liberta’. Liberta’ di pensiero, liberta’ di espressione, liberta’ di scelta. Ma c’era di piu’! Negli anni delle superiori io non sono stata libera di esprimere il mio amore per l’ultraterreno e per il terreno al di la’ dell’atlantico, senza che l’intera scuola mi saltasse in testa. L’ideologia di sinistra non mi e’ mai appartenuta e per questo sono sempre stata considerata di serie B e di ripassate ne ho avute non poche. Nella mia testa pero’ non c’era separazione tra ideologia di sinistra, che limitava la mia liberta’ in Italia e Unione Sovietica. Poi il mondo e’ cambiato, ma i pensieri sono difficili a modificarsi perche’ sono abitudinari. Cosi’ in me aleggiava curiosita’, ma coi colori della diffidenza per la mia liberta’ violata. Ho incontrato una nazione che si riferisce a quegli anni come periodo sovietico e che non ha poi tanta voglia di entrare in dettaglio. Quella e’ stata un’era nel corso della loro storia che ha oscurato un passato nobile dai segni potenti che ancora resistono, ma che si e’ inchinata al futuro che qui corre veloce e ci bagna il naso. Non tutto e’ passato dell’era sovietica nel buono e nel male, ma l’Unione Sovietica nella mia testa si e’ contratta ad alcuni anni e si e’ sradicata dall’essenza di una nazione. Ora se penso alla Russia, penso a una citta’ azzurra e oro, dove il freddo mi toglie il respiro, a persone gentili dai volti belli che non camminano ma volano lento per non surgelare e per non rimanere apiccicati al terreno coi piedi; a una lingua complessa che mi leva il sonno perche’ io di notte corro dietro a preposizioni e declinazioni, ma che adoro parlare perche’ e’ una sfida infinita. Penso ad un paese dai tratti umani, diverso ed uguale ad ogni altro luogo del mondo. Rita mi hai chiesto perche’ studio russo? Credo che la risposta sia: per fare la pace con il liceo classico del Parco Nord e per ridare umanita’ a quegli anni violenti sulla mia anima!

San Pietroburgo

Pagine di viaggio. Giorno 8. Ora racconto di Pietro. Era un bel tipino gia’ da piccolino. Sui sette anni, per divertirsi, si organizzo’ un esercito bambino e si fece costriure uno stagno per giocare a battaglia navale con navi bambine. Erano in gamba i tipetti e presto passarono dai bastoni alle spade e quando la sorellastra di Pietro non volle mollare il trono di Russia lui le scateno’ addosso il suo esercito di ex compagni di giochi e a lei non resto’ che scappare a gambe levate in convento. E’ cosi’ che Pietro divenne zar. Quella milizia gli fu fedele a vita. Ma lui non era uomo qualunque cosi’ passo’ sei mesi in incognito a lavorare nel porto di Amsterdam e poi si iscrisse all’universita’ di Konigsberg per studiare artiglieria. Ma nel frattempo che imparava a costruire le barche e pure a caricarle, sbaraglio’ i Turchi piu’ d’una volta tanto che a casa loro c’e’ il detto “mamma li Russi”. Pietro si arrabbio’ tanto con questi Turchi che emise l’editto: io voglio una Russia moderna, che guarda ad occidente e allora impongo a tutti gli uomini di taglarsi la barba….e qualche barba la sforbicio’ lui di persona. Poi accadde che si invaghi’ di uno sbocco sul baltico, impedito ai Russi da terra Svedese, cosi’ inizio’ una guerra che duro’ circa 20 anni sulle rive del fiume Neva. Qui costrui’ una fortezza con una casetta in legno per se’. Si perche’ la guerra duro’ vent’anni. Ma quando si accorse che aveva vinto la guerra ordino’ di costruire tutto di pietra e cosi’ nacque San Pietroburgo. Lui allora disse: ” l’impossibile accade”. Pietro fece della Russia un impero unito e rese San Pietroburgo la sua capitale. Lui fu chiamato “il grande” e siccome era uno zar lavoratore anche il periodo sovietico lo rispetto e nulla distrusse di cio’ che lui aveva costruito. Pero’ non sarei corretta se non parlassi di Caterina. Lei era Prussiana sposata allo zar di Russia, pronipote di Pietro il grande. Orbene lui portava sul capo ben due corone, ma non era un granche’ come zar. Ma a lei l’idea di diventare zar e non di restare zar-moglie piaceva molto cosi fece ammazzare il marito e si incorono’ zar. Lei era uno zar illuminista amica personale di Voltaire. Aveva interesse per tutto e sguinzaglio’ per il mondo un esercito di persone fidate a comprare ogni oggetto di valore. Cosi’ nacque l’Ermitage. Aveva una serie di amanti, non uomini scemi buoni solo per il sesso, ma menti potenti che l’aiutarono a far fiorire e rendere tranquillo l’impero. La storia ne conta venti. Il suo regno e’ conosciuto come l’eta’ dell’oro. Quando un amante passava, non cadeva in disgrazia, ma veniva ricompensato di oro, palazzi e titoli e continuava ad essere amico di Caterina, semplicemente non ci entrava nel letto. A Caterina si deve la bellezza imponente di San Pietroburgo. Pare che l’azzurro fosse il suo colore preferito e l’architetto glielo dono’ nelle facciate. Sul suo monumento fu scritto: “Caterina la grande seconda solo a Pietro”.

San Pietroburgo 5

Pagine di viaggio. Giorno 6. Sei freddo, freddo! Io e te dobbiamo parlare! Per me , qui, a – 7 sei un compagno di viaggio, a – 10 sei ancora un amico, a – 13 diventi un nemico, a – 19 ti trasformi in un killer. Devi sapere che a – 13 se io apro la bocca per ridere, tu mi entri dentro ed io, tramite te, sento come e’ fatta la mia trachea, poi riconosco i miei bronchi ed infine i polmoni; ma poi tu mi bruci da dentro ed io non riesco a fermare l’incendio e mi piego. A – 13 mi costringi a non ridere! Ora capisco perche’ la faccia dei russi raramente si apre alle risa. A – 19 quello che hai gia’ fatto ai miei bronchi lo fai alle narici, ma io non posso non respirare e cosi’ mi obblighi a girare per la citta’ con una sciarpa pressata sul naso dalla mia mano come se la gente intorno a me avesse la peste. Sai ti ho gia’ conosciuto freddo in questo modo, ma assieme alla luce del Colorado che non ti rendeva a me tanto nemico. Allora corri ai ripari e fai qualcosa per me. Per ingraziarti ti racconto di ieri. Sono entrata a visitare la cattedrale di San Nicola. E’ la cattedrale dei marinai, vicino al porto; per questo nell’era sovietica non e’ stata distrutta e forse per questo di fuori e’ azzurra. C’era la messa alla maniera dei Russi e una incredibile melodia risuonava al suo interno. La melodia ha spento il tuo incendio dentro di me e poi ha acceso una grande armonia nel mio cuore. Sono diventata un tutt’uno con le sue pareti dorate ed ho perso il senso del tempo. Allora il mio pensiero e’ volato via libero fino a posarsi sui miei amici, quei marinai e gran lavoratori che in Italia in questo momento fanno fatica; allora io ho fatto alla maniera di qui. Per ognuno che porta un nome russo ne ho preso il nome, l’ho messo al genitivo e l’ho scritto sopra un biglietto. Il prete ha poi letto ogni nome ed ha consacrato tutta quell’armonia ai miei amici secondo quanto io avevo chiesto per loro in cuor mio. Credo che qui io tornero’ tra qualche giorno a Natale. Dimmi freddo ti ho convinto a tornare mio amico?

San Pietroburgo 4

Pagine di viaggio. Giorno 5. Ho brindato con Putin! Ora posso considerarlo un amico…si’ perche’ in Russia l’anno nuovo e’ affare intimamente ufficiale. Si inizia guardando un film, ma non uno qualsiasi, proprio quel film; e non quando ti va, ma quando lo fa l’intera nazione. Da sempre. Mi e’ stato detto che nessuno deve mancare perche’ sia bello per ognuno. Poi si raggiungono gli amici e si imbandisce la tavola; sulla mia c’era caviale arancione, stocafisso in pelliccia che altrimenti ha freddo, fegato di pesce perche’ anche i pesci hanno fegato, insalata russa che non deve viaggiare per essere mangiata, oca stecchita, zucca al riso e non in carrozza e champagne. Si brinda al vecchio anno che va; lo si saluta come un vecchio saggio che si ritira, poi si comincia la cena. Lo sai Sarah che oggi tutto il mondo e’ impegnato a mangiare? Quando eravamo ragazzi iniziavamo ai primi di dicembre a cercar di trovare il necessario per la cena di capodanno e ogni cosa trovata veniva gelosamente conservata per oggi. E poi si mangiava nessuno ci rinunciava. Oggi non dobbiamo piu’ cercare il cibo, ma ancora tutti mangiamo….ma ecco che arriva Putin mancano due minuti al passaggio. Tutto si ferma e Putin senza guanti ne cappello inizia a parlare:” amico, amica….” poi io mi perdo nel russo e non capisco piu’ nulla, ma loro sono attenti alle parole. Meno dieci; ci siamo, Putin dice di nuovo amico, amica… e lascia il posto ad un grande orologio. Non ci sono parole, ma solo rintocchi. Nove, otto, sette…no aveve sbagliato otto adesso…non so… mi son perso….ci sono citiri, tri, dva, adin….siamo nel nuovo anno, i calici si alzano per la seconda volta, ora a salutare il nuovo che viene. C’e’ calore, profonda amicizia, amore, ospitalita’, sorrisi, gratitudine, giovinezza; ognuno di noi ha portato qualcosa da sciogliere nell’aria di questa stanza. E’ il momento dei doni; dal nulla appaiono sacchetti e biglietti, a me fanno un regalo raro, dolcetti e una frase speciale: ” ben venuta in famiglia Sarah” e poi ci si ringrazia; qui servono tre baci per farlo. Le chiacchiere ricominciano e la cena procede. Ma arrivano le due e’ capodanno in Italia, allora i calici s’alzano all’italiana con due bei baci appiccicati alle guance di ognuno. E’ tempo di uscire per ringiovanire. Per strada nevica e tira vento. Venti minuti bastano e siamo nuovi di zecca e pronti per il rito del te’. La tavola e’ di nuovo imbandita di ogni tipo di dolce ed il te’ delle 5 di notte e’ servito. Ora aspettiamo Natale e la lunga notte. Buon Anno.

San Pietroburgo 3

Pagine di viaggio. Giorno 3. Sapevo io che c’era qualcosa dietro la sparizione della neve, ecco la storia: anni fa ci fu un inverno estremamente nevoso e la neve straripava le strade senza che la citta’ facesse nulla. Questo molesto’ molto i cittadini che si lamentarono alla loro maniera. L’ anno dopo si corse ai ripari e la legge fu fatta: chiunque poteva raccogliere la neve e portarla in punti di raccolta stabiliti con conseguente pagamento del servizio. E cosi fu. Le persone si organizzarono e portarono la neve la dove stabilito e vennero pagate piu’ di quanto s’aspettassero e cosi’ continuarono a farlo. La legge e’ ancora in vigore. Dovete sapere che qui ogni tanto mi pare di essere un birillo, gli uomini mi prendono dentro e vi assicuro che reggere lo scontro di meta’ corpo russo non e’ cosa da poco. Allora ho guardato se capitava solo con me, ma no qui e’ cosa normale; agli uomini piace scontrarsi con le donne…..camminare e’ come essere su un autoscontro. Questi stessi uomini pero’ sono di una disponibilita’ assoluta se ti vedono in difficolta’. Un taxista che non aveva da darmi il cambio mi ha lasciata in taxi ed e’ sceso lui con i miei soldi per farsi dare tagli piu’ piccoli. Fuori c’erano -9 era tardi la sera e il posto non era dei piu’ raccomandabili. Era tempo che un uomo non mi usava una tale gentilezza. Allora stasera io vado a dormire con il suo volto rotondo negli occhi avendo scoperto che dentro al loro sguardo, a volte un po’ vuoto, c’e’ grande gentilezza.

San Pietroburgo 2

Pagine di viaggio. Giorno 2. Qui solo poche porte separano il dentro da fuori; la maggior parte di esse ti fa saltare di un secolo. Entro ed esco dal primo novecento al ritmo di un passo e faccio lo stesso con il 2016 russo. Qui esiste l’ubiquita’! Ma mentre il mio tempo si dilata di un secolo in senso orizzontale, esso si contrae di circa 20 ore in senso circolare. Alle nove di mattina e’ ancora notte, alle 10.30 albeggia, a 12.00 il sole sale a 15° sull’orizzonte, ma non va oltre, alle 16.30 e’ gia’ scesa la notte e la citta’ si veste di luci. E’ ora che le facciate diventano protagoniste! Qui le facciate degli edifici parlano di un severo equilibrio arricchito da mille particolari che a sera si illumina a festa; chissa’ se le facciate di San Pietroburgo hanno inluenzato il carattere delle persone cosi’ chiuso, distinto, distaccato, ma al contempo nobile oppure se l’essere cosi’ li ha portati a costruire con tale eleganza? C’e’ pero’ una cosa ancora piu’ rara delle bizze del tempo, delle facviate e del carattete della sua gente a San Pietroburgo ed e’ la neve. Ieri sera la citta’ si e’ coperta di bianco, poi e’ scesa la notte, ma stamattina tutta la neve era sparita. Tutta! Non si e’ gelata, non si e’ sciolta, non l’hanno spalata e accumulata, e’ semplicemente sparita. Dove sia finita io non ne ho idea; ho chiesto a qualcuno dov’era la neve, ma nessuno lo sa.

San Pietroburgo 1

Pagine di viaggio. Giorno 1. Ecco! il mio nome non c’e’ …qualcosa e’ andato storto… e ora? Prendero’ un taxi. Ma io non parlo abbastanza la loro lingua e loro non parlano la mia, pure l’inglese gli e’ sconosciuto. In qualche modo ci capiamo e salgo. Penso: se e’ in malafede sono morta, ma porta gli occhiali da vista ed diviene piu’ umano. Arriviamo, strano e’ una strada di negozi di lusso, qui nessuno abita. Cerco di chiedergli se ci vive qualcuno li’ ma non ricordo la parola gente allora dico bambini sperando che intuisca. Ma no. Lui scappa via. Mi sa che mi ha fregato con il costo del viaggio per scappare cosi’ oppure qui marca veramente male e lui non vuol saperne. Cerco il numero 153 . Eccolo. Una portinaia, meno male sono salva! Chiedo del numero 53. Niente. Do il nome della signora. Niente. Lei capisce che sono veramente in difficolta’ esce con me e cerca, ma non trova. Io posso solo guardarla perche’ nulla segue la mia logica. Lei chiede all’ uscere di un negozio. Lui parla inglese e lui sa dov’e’ il 53. La signora mi accompagna nella pancia di un vecchio edificio. Arriviamo alla porta. Cerco il numero 53. Nulla. E’ tutto cosi’ vecchio qui. Non esistono citofoni. La portinaia pensa intensamente qualcosa ecco le viene in mente: e’ la combinazione della porta e la apre e mi dice e’ su al terzo piano. Io salgo quella vecchia scala con le lampadine bruciate e penso: ora mi ammazzano. Arrivo al terzo piano e suono pregando Dio di non essere uccisa, ma apre una signora gentile. Irina? No Irina e’ al piano di sotto e mi accompagna. Finalmente sono nel posto giusto. Ancora non mi spiego come la portinaia sapesse il codice ed il piano. Stasera sono passata a ringraziarla, ma al suo posto c’e’ un’altra donna. Questa mattina poi mi sono presentata a scuola. Stesso iter di ieri sera. Dopo mezz’ora riesco a trovare la porta giusta e chiedo al portinaio se li’ c’e’ la scuola. Si su al secondo piano nona porta. Io salgo al secondo piano lui mi corre dietro e mi dice giu’ qui. Io mi scuso e penso…ma mi sono rincitrullita con sti piani….comunque alla fine arrivo dove devo arrivare…..cosa posso dire dopo un giorno di Russia? Non cercate di entrare da nessuna parte….e’ troppo difficile per noi. E se riuscite ad entrare togliete sempre un piano…loro non hanno il terra, partono direttamente dal primo, ecco l’inghippo. Ho notato altre cose camminando poi per strada: la pipi’ dei cani gela esattamente dove cade, le scimmie indossano tutte la tuta da sci, le macchine hanno uno strato di polvere impressionante tale da rendere inleggibile la targa, le donne russe portano la minigonna con -5, i passeggini hanno inglobati i guanti come le moto da noi, la carta igienica non si butta nei water, la citta’ e’ pulitissima, i sorrisi nelle donne si fermano al volto, non prendono il cuore e dietro agli occhi degli uomini spesso pare apparire un forma di vuoto, gli incroci di Cerda’ nell’ Ensance di Barcelona sono nulla per il pedone rispetto agli incroci di San Pietroburgo.