Orchi

Vivono nei Nuraghe creature strane, sono grosse e maldestre e portano in fondo agli occhi un’espressione fissa che racconta di domande che non hanno ricevuto risposta.
Vivono soli, ma non disdegnano la compagnia di altri a loro simili.
Sono creature a noi incomprensibili e ci fanno pure un poco paura perché non ci assomigliano in nulla.
Loro ci guardano increduli quando noi lasciamo che conoscano il fluire dei nostri pensieri, sbarrano gli occhi forse perché vengono catapultati in ritmi e direzioni a loro così estranee, infatti sono creature lineari, non abituate a tutti quei pensieri incrociati.
Ci è sconosciuto il nome che loro si danno, ma tra noi, noi li chiamiamo orchi.
Quando gli orchi sono nei loro Nuraghe la vita scorre tranquilla; hanno un grosso letto, un grosso fuoco, un grosso vestito, un grosso piatto; se si incontrano tra loro il fuoco raddoppia, così i vestiti ed i piatti. Non hanno bisogno di molto di più. Le loro giornate vengono spese affaccendati in ciò che per loro è lo scopo di vita: trovare il modo di riempire quei piatti. Non hanno molti altri bisogni e, di certo, il nostro mondo non fa parte del loro.
Quando gli orchi escono dai Nuraghe per cavalcare vie sconosciute si increspano perché è loro impossibile stare in luoghi che non gli appartengono….è difficile per creature lineari incastrare, nei loro, nuovi orizzonti.
Or accade che a volte i nostri percorsi si incrocino proprio in quegli orizzonti. Quello che noi vediamo di loro sono le increspature nate dall’essere in luoghi estranei.
Ho conosciuto un orco che sapeva suonare, ma non c’era armonia nel suo cuore. Una cosa vi era depositata: la dipendenza da ciò che era stato. Eravamo in un luogo che parlava di gioventù, lui si increspò e nel girare le spalle a ciò che non gli era noto mi pestò un piede.
Ogni tanto ancora oggi io zoppico.
Ho conosciuto un altro orco che pensava di essere il centro del mondo, or quando scese la sera ed egli vide la Luna si spaventò per quel mondo estraneo che spostava il centro dell’universo; allora l’orco cercò di allargarsi più che poté per tornare al centro di tutto e nel farlo mi pestò l’altro piede, lo fece con così tanto peso che io ancora oggi zoppico.
Un ultimo orco ho conosciuto, era un poco diverso dagli altri che per un attimo ho quasi pensato che riuscisse a capire questo mondo fatato, ma un giorno inciampò su se stesso, inciampando mi ruzzolò addosso…schiacciandomi tutta….così oggi io zoppico con tutti e due i piedi e a volte il respiro esce strano perché sono stata schiacciata; ma nonostante i segni che porto addosso adoro trovarmi tra i passi degli orchi perché, se ti tieni a distanza di sicurezza dalle zone di increspatura, sono creature gioiose anche se goffe, tenere anche se a volte maldestre…. loro hanno qualcosa che a me manca anche se ancora non ho ben capito cos’è.
Allora io aspetto e mi siedo felice alla loro mensa quando mi invitano…mangiamo datteri assieme, loro ne vanno ghiotti.